Dal 1955 al 2015 il nostro Paese è finito 642 volte davanti alla Corte di Giustizia Europea. La mancata applicazione delle direttive di Bruxelles costa ogni anno 500 milioni di euro. Dai rifiuti al debito pubblico, fino all'utilizzo delle buste di plastica, ecco la mappa di ciò che l'Italia dovrebbe fare e invece non fa
Sempre sul fronte ambientale spicca la procedura sull’Ilva di Taranto per violazione delle prescrizioni ambientali e per mancata riduzione degli elevati livelli di emissioni non controllate generate durante il processo di produzione dell’acciaio. Secondo la Commissione, infatti, le prove di laboratorio evidenzierebbero un notevole inquinamento nel quartiere adiacente all’industria, Tamburi, direttamente riconducibile al colosso dell’acciaio. Le emissioni violerebbero il diritto dell’Unione e la normativa IPPC sulle emissioni industriali. Sempre sull’acciaieria tarantina pende un’indagine dell’Ue per presunti aiuti di stato di 2 miliardi di euro che il governo italiano avrebbe fatto passare come piano di risanamento ambientale.