Ci sono tanti modi per scrivere, per comporre il proprio nome, quello dei genitori o degli amici. Si può fare anche mettendo insieme una fila di mattoncini colorati dei Lego. Quelli che noi tutti, anni fa, abbiamo usato per costruire castelli, astronavi e villaggi, e che oggi sono alla base di un progetto per aumentare l’alfabetizzazione dei bambini ciechi e l’interazione con gli altri. Si tratta di speciali “mattoncini Braille“, simili a quelli della nota casa danese, ma con un particolare importante: nella parte superiore i rilievi, i tradizionali pallini, riproducono le lettere dell’alfabeto usato dalle persone con gravi disabilità della vista.
Si chiamano Braille bricks e sono nati in Brasile dalla collaborazione tra la fondazione Dorina Nowill per i ciechi e l’agenzia pubblicitaria Lew’Lara. Ogni kit è composto da 26 dadini colorati, che messi uno accanto all’altro, come un lungo serpentone, compongono le varie parole del vocabolario. Il gioco è stato creato per aiutare i bambini ipovedenti o non vedenti a imparare a scrivere e leggere. Uno strumento piacevole, di svago e divertimento, e allo stesso tempo una strada per stimolare la creatività e l’espressività in maniera semplice, proprio come il gesto di assemblare mattoncini di plastica.
L’obiettivo finale però è ancora più ampio, ed è quello di favorire l’inclusione sociale dei bambini ciechi e il rapporto con gli altri, sia vedenti sia non vedenti, andando ad aumentare così la loro autostima. “Il braille è per un bambino cieco quello che la penna e il foglio sono per un bambino che vede – spiega la direttrice della fondazione, Eliana Cunha Lima, in un video di presentazione del progetto – per i bambini che non vedono è importante che anche le altre persone in famiglia o intorno a loro conoscano il Braille”. E un gioco come quello dei Lego può essere d’incoraggiamento per i genitori, per i fratellini, e per gli insegnanti, per avvicinarsi all’alfabeto Braille. “Più persone conosceranno il braille e migliore sarà la vita dei bambini”.
Per il momento sono state prodotte e distribuite nelle scuole 300 confezioni, ma la fondazione ha depositato il progetto con la licenza Creative commons, con la speranza che anche altre realtà possano adottare i mattoncini Braille. Sul sito i creatori invitano a scrivere un messaggio, rigorosamente tradotto in Braille, per aiutare “a convincere l’aziende dei giocattoli a produrre i bricks in tutto il mondo”. L’hashtag coniato è #BrailleBricksForAll. “Il nostro lavoro vuole dimostrare che una società più inclusiva avvantaggia tutti. Un giocattolo, usato come strumento di inclusione, può rendere la vita più piacevole anche alle persone che non hanno disabilità: quando tu crei un ambiente migliore per le persone con disabilità, migliori contemporaneamente anche la vita delle persone che vedono, la rendi più piacevole. In fondo è questa l’inclusione: rendere il mondo di tutti un posto migliore”.
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