Niente più test di ingresso per iscriversi ai corsi di laurea a numero chiuso. Almeno, a quelli in cui la soglia di immatricolazioni è fissata a livello locale. L’Università degli studi di Parma, con un’iniziativa approvata dal ministero, cancella quello che per molti studenti è l’incubo delle prove per essere ammessi alla facoltà desiderata. A partire dall’anno 2015/2016 i corsi di laurea triennale che prima richiedevano un esame di sbarramento per un numero limitato di posti, saranno a ingresso libero: le domande saranno accettate in base all’ordine cronologico di iscrizione, con una successiva verifica della preparazione iniziale. Non solo: tutti i corsi, pur mantenendo un numero limitato di matricole ammissibili, aumenteranno al massimo delle possibilità la disponibilità di posti. “Ho deciso di mettere al centro dell’Università lo studente – ha spiegato al fattoquotidiano.it il rettore Loris Borghi – E una delle cose più importanti, come dice la nostra Costituzione, è il diritto allo studio. Per questo ho voluto aprire l’Ateneo al massimo degli studenti possibile, per aderire al dettato costituzionale”.

Tutto questo vale soltanto per gli insegnamenti a programmazione locale, mentre corsi come Medicina o Veterinaria manterranno le prove di ingresso, come stabilito a livello nazionale. Degli 80 corsi di laurea presentati nell’offerta formativa per il prossimo anno, sono invece 14 quelli per cui non ci saranno più prove di ammissione iniziali, diversamente da quanto accadeva in passato. Si va da Scienze e tecnologie alimentari a Scienze gastronomiche, fino a Farmacia, Scienze Motorie, Chimica e Biologia. Per questi corsi inoltre è stato incrementato anche il tetto massimo di iscrizioni, che in alcuni casi sono saliti di poche decine di unità, come per Farmacia o Chimica e tecnologie farmaceutiche, e in altri addirittura di un centinaio, come Scienze Motorie, che da 103 posti praticamente raddoppierà a 203 a settembre. Il totale è di oltre 600 posti in più per le aspiranti matricole. Nel caso della triennale in Economia e management, invece, non ci sarà solo l’accesso libero, ma sarà tolta anche la soglia del massimo di iscritti. “Abbiamo chiesto a ogni facoltà di cercare di portare al massimo i numeri degli studenti dei corsi chiusi in rapporto al numero di docenti, di aule e di laboratori – ha continuato il rettore – Ho avuto grande collaborazione da parte dei docenti, che sicuramente dovranno far fronte a un maggiore lavoro. In questo modo però possiamo dire che l’Ateneo ha fatto tutto quello che era in suo potere per fare accedere gli studenti all’Università”.

Maggiori iscrizioni potrebbero significare anche maggiori entrate per l’Ateneo, ma Borghi assicura che “non si tratta solo di numeri, ma di un progetto di qualità che è ai nastri di partenza”, tanto che il cambiamento dell’Università ducale è stato accolto con favore anche a Roma. E’ vero infatti che non ci saranno più prove di sbarramento e l’iscrizione sarà formalizzata seguendo l’ordine cronologico degli atti, ma è anche vero che l’Ateneo valuterà i suoi iscritti in un secondo momento con un test conoscitivo tarato sul tipo di corso per sondare le capacità degli studenti. “Chi avrà lacune profonde, avrà un anno di tempo per recuperare attraverso corsi di formazione mirati organizzati dall’Università – spiega il rettore – Se le lacune non saranno colmate, lo studente non potrà iscriversi al secondo anno”. Inoltre sarà previsto anche un servizio di “overbooking”: gli studenti rimasti in lista d’attesa perché finiti oltre la soglia di sbarramento, potranno subentrare nel caso altre matricole decidano di ritirarsi dal corso.

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