E’ da dieci anni che ormai non vive più in Italia e l’idea di tornarci un giorno le mette addosso “tanta tristezza”. Giulia Chiari, 31 anni, ferrarese, una laurea in filosofia, vive e lavora a Madrid da quasi tre anni, ma alle spalle ha un passato da globetrotter. “Quando mi sono resa conto che con la mia laurea in filosofia ci avrei fatto poco, soprattutto in Italia, sono partita per Parigi dove ho conseguito un master in marketing e comunicazione a la Sorbonne”. Nella Ville Lumière Giulia si è fermata per quattro anni ed è lì che per la prima volta è venuta a contatto con il mondo del lavoro. Dopo tre anni in Francia ne ha passati due a Londra, poi è approdata in una giovane startup spagnola in crescita che opera nel mercato secondario del ticketing.

A dispetto della sua giovane età, Giulia ha su di sé la responsabilità di coordinare e dirigere i mercati europei dell’azienda, un ruolo di rilievo che difficilmente un’azienda italiana le avrebbe offerto a soli 31 anni. Unica donna e unica ‘straniera’ tra regional manager tutti uomini e spagnoli, Giulia è tuttavia “molto contenta, perché il mio incarico ha una certa flessibilità che mi consente di viaggiare, che è una mia passione”. Ha girato mezza Europa, continua a farlo per lavoro, ma nella capitale spagnola sembra aver trovato la sua dimensione. “Madrid – spiega – è una città facile da vivere, con prezzi abbordabili, la gente è socievole e aperta. Certo, culturalmente offre meno di Parigi e Londra, ma si vive benissimo e per viverci bene non serve l’auto. In Italia non è possibile vivere senza auto, qui invece puoi raggiungere ogni luogo senza problemi”.

Tornare un giorno in Italia non è un pensiero fisso, piuttosto è una domanda che al momento non si pone. “Ormai – sottolinea – sono quasi dieci anni che vivo all’estero. Ad essere onesti, mi viene tanta tristezza pensarci. Quando torno, dopo 15 giorni mi viene voglia di scappare via perché trovo che il livello culturale del nostro Paese sia molto basso e provinciale, troppo autoreferenziale”. Un esempio concreto? “I film stranieri doppiati in italiano, e mai in lingua originale. Trovo che in Italia non ci sia la stessa curiosità verso ciò che viene da fuori e l’apertura mentale che ho riscontrato negli altri Paesi”. “Tornarci? Non saprei, per ora non ci penso. Forse – aggiunge ridendo – a viverci in pensione, magari in un casale in Toscana. Diciamo che l’Italia va bene per le vacanze”.

Nostalgia del Bel Paese, Giulia non sembra averne soprattutto perché lavora gomito a gomito con una piccola colonia di altri ‘cervelli in fuga’ provenienti da varie regioni d’Italia. Tutti sulla trentina, con incarichi di responsabilità e giramondo come lei. Per i colleghi spagnoli sono l’Italian team. Simona, cagliaritana di 31 anni, marketing manager per l’Italia e l’Australia. Si sentiva incompresa nella sua cittá. “Se dici a qualcuno che vuoi occuparti di pubblicità, di comunicazione e marketing ti guardano con un po’ di incredulità”. Si è laureata in Comunicazione pubblicitaria e marketing a Perugia, e prima di finire a Madrid è passata per Parigi, Londra, dove ha conseguito un master in marketing internazionale, e Roma. A Madrid si trova benissimo, ma sogna di tornare un giorno a Cagliari, “non per entrare in politica – spiega – piuttosto mi piacerebbe applicare quello che ho imparato al settore turistico della Sardegna, ancora da potenziare”.

Daniela, 30 anni, anche lei cagliaritana, laureata in Lingue e comunicazione all’università di Cagliari e in Comunicazione pubblicitaria all’Università per Stranieri di Perugia, un Erasmus in Danimarca e una working holiday visa in Australia. A Madrid da un anno e mezzo è content manager e coordinatrice d’area nel suo dipartimento. “La voglia di andare via dall’Italia è nata durante l’Erasmus, quando ho iniziato a rendermi conto per davvero di come sarebbe bastato poco per rendere le cose molto migliori”, spiega. “In Italia – aggiunge – non c’è davvero l’interesse di migliorare le cose per tutti e alla fine, chi ha le possibilità si accontenta di farle migliorare per se stesso. Il classico ‘fatti furbo’ sempre in voga in Italia è la cosa che più mi fa venire voglia di fuggire, però c’è sempre la speranza di poter tornare presto, anche per via del classico attaccamento alla terra che abbiamo un po’ tutti gli isolani”.

Laureato in Scienze della Comunicazione a La Sapienza, Fulvio, 32 anni, di Cassino, a Madrid c’è finito per amore “sono fidanzato da cinque anni con una ragazza spagnola” e ci è rimasto perché “qui ho trovato più occasioni di lavoro che in Italia, nonostante anche la Spagna vivesse un periodo di crisi economica”. “A Roma – racconta – lavoravo in un call center e mi sentivo un personaggio del film ‘Tutta la vita davanti’. Quando ho capito che in Italia stavo solo perdendo tempo sono partito per l’Australia e ci sono rimasto un anno, prima di venire a stare a Madrid”. Oggi, per l’azienda in cui lavora, si occupa dei clienti italiani: “Coordino un team di tre ragazze italiane e mi trovo bene perché lavoro a stretto contatto con tanti giovani, tutti con grande voglia di fare e che provengono da tutto il mondo visto che l’azienda si trova presente in 15 diversi Paesi”. Di tornare in Italia non ne vuole proprio sapere: “Ho vissuto a Roma tanti anni, ma non ci tornerei mai e poi mai, è una città stressante, mentre Madrid è bella e vivibilissima e qui mi posso permettere di prendere un appartamento in affitto con la mia ragazza. A Roma con uno stipendio da fame e prezzi folli non sarebbe possibile”.

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