A via dell’Umiltà è partita la corsa contro il tempo. Servono rapidamente le regole per le primarie del partito che garantiscano la più ampia partecipazione possibile. L’elettorato, in verità, non scalpita, ma nessuno vuole correre il rischio che la novità delle primarie pidielline si trasformino nell’immagine plastica di una forza politica ormai sfiatata, prossima alla debacle definitiva, che neppure l’elettorato ha intenzione di tenere in vita andando a votare per un candidato premier già sconfitto in partenza. “Dobbiamo reagire – commenta Daniela Santanchè – anche se sono la prima a volere un partito nuovo, cristallino e trasparente, ma le cose fatte troppo in fretta non portano da nessuna parte. Per questo il tavolo delle regole e il successivo ufficio di presidenza saranno fondamentali. Siamo il partito delle libertà, dobbiamo avere poche regole condivise; il primo che deve temere la scarsa partecipazione è proprio Alfano”.

Video – Alfano: “Primarie flop? Iettatori”

Il rischio di ritrovarsi con le urne delle primarie semi vuote è vissuto nel Pdl come uno spettro di delegittimazione dal quale rifuggire con ogni mezzo. “Dobbiamo aprire al voto via web – sostiene un componente del tavolo delle regole – perché il nostro elettorato non è come quello del Pd, è l’esatto opposto; siamo noi che dobbiamo andare verso di loro, non obbligare i nostri elettori a presentarsi. Eppoi, ci vogliono i gazebo in giro per le città e tutti devono sentirsi liberi di esprimere la loro preferenza come credono. Altrimenti il rischio di una diserzione di massa è molto concreto”.

Ma non c’è solo questo. Oggi ci sarà una lunga riunione a via dell’Umiltà per mettere nero su bianco questo elenco di regole e subito dopo un ufficio di presidenza del partito ratificherà le scelte. E’ prevista anche la partecipazione diretta del Cavaliere, tornato fresco dal resort di Briatore a Malindi, anche se è noto il fatto che l’ex premier sta già lavorando al suo nuovo soggetto politico i cui contorni dovrebbero aver preso forma proprio durante il trascorso fine settimana in terra africana. Il simbolo sarebbe già pronto, così come la lista dei candidati, quasi tutti imprenditori con scarsa (o spesso nessuna) esperienza politica.

Dunque il Cavaliere considera già morta e sepolta l’esperienza pidiellina, tuttavia ha bisogno di tenere in vita quel che resta del partito proprio per evitare che la possibile disaffezione dell’elettorato colpisca anche la sua prossima creatura. Di qui il suo interessamento diretto alle primarie. Per evitare il peggio. Dice, a questo proposito, Guido Crosetto, uno dei candidati al soglio di Alfano. “Sono stato il primo a sollevare il problema della partecipazione, perché ho un’impressione assolutamente non positiva di quello che potrebbe emergere. Lo dico chiaramente; per me non è tanto una questione di regole, ma di fattibilità stessa di questo voto. Insomma, si fanno le primarie se c’è qualcuno che vuole andare a votare, altrimenti c’è solo qualcuno che si candida…”. Crosetto non lo dice, ma quella sua “impressione non positiva” si riferisce ad un sondaggio interno, firmato sempre dalla fedelissima Alessandra Ghisleri, che è stato fatto circolare in questi giorni tra i coordinatori del partito proprio sul livello possibile di partecipazione al voto dello zoccolo duro dell’elettorato; il risultato è considerato assolutamente deludente. A quanto sembra, la voglia di votare il candidato premier del Pdl appartiene ad uno scarso 8% dei “tesserati”. Il rischio messo in evidenza da Crosetto, ma ripreso anche dalla Santanchè, di avere urne vuote e, dunque, fare una figuraccia rispetto a quella che, invece, si prospetta essere la partecipazione del popolo del Pd è palpabile. Per non parlare. poi, dell’ipotesi che la delusione primarie possa ripercuotersi anche sull’immagine generale del centrodestra, incidendo in modo estremamente negativo sul prossimo voto politico di aprile.

Insomma, primarie va bene. Ma se devono essere un boomerang, ci si può anche ripensare. Allora, che fare? L’unica soluzione, allo stato attuale, sembra quella di avere poche regole e garantire la massima apertura al voto, ma la riflessione è appena iniziata. “Per quanto mi riguarda – commenta Crosetto – dobbiamo capire le conseguenze di una scarsa partecipazione al voto: spero che Alfano lo capisca per primo”. “Noi dobbiamo essere un movimento del nostro tempo – conclude la Santanchè – ma 45 giorni di tempo per organizzare delle elezioni così delicate mi sembrano veramente troppo pochi; anche su questo val la pena di pensarci. Dobbiamo avere più tempo, anche per portare la gente al voto”. Insomma, il tavolo delle regole rischia di trasformarsi in un campo di battaglia. Per la conquista dell’ultimo voto dei militanti, che sembrano davvero tutti in libera uscita.

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