Era stato accusato in diretta tv da Italo Bocchino di avere fabbricato “la patacca”. Ma Valter Lavitola addirittura rilancia, e nel pomeriggio di venerdì, in piena bufesa Saint Lucia, passa a salutare il premier a palazzo Grazioli. “Ogni tanto passo a salutarlo. Che male c’e’?”. Il protagonista della giornata di giovedì sul caso Montecarlo, offre qualche dettaglio della visita a Berlusconi spiegando pero’ “di essere stato solo 10 minuti, o forse qualcosa di piu'” negli appartamenti al primo piano di palazzo Grazioli. Ma soprattutto, Lavitola tiene a dire: “Visto che non era una patacca?”. Parlando al telefono con i cronisti, Lavitola si mostra all’oscuro degli sviluppi giunti da Santa Lucia e spiega di aver detto invece “a Berlusconi che perfino un pesce piccolo come me viene messo sulla graticola per il solo fatto di esserti amico”.

Giovedì Repubblica.it aveva rivelato che nella produzione del documento sarebbe coinvolto Valter Lavitola. Mentre Italo Bocchino ad Annozero parlava di un altro personaggio, giornalista e redattore dell’agenzia di stampa il Velino, che avrebbe lanciato la notizia di un’inchiesta dei servizi segreti verso i Caraibi.

Lavitola – che giovedì ha reagito annunciando possibili querele – è una vecchia conoscenza di casi giornalistici. Dal 1996 è editore dell’Avanti, il quotidiano del Partito socialista che nel gennaio del 1998 pubblicherà il falso dossier Demarcus per gettare fango su Stefania Ariosto. Neanche una settimana e lo stesso Demarcus finirà in prigione. Nel 2004 Lavitola si candida alle elezioni europee per Forza Italia dopo una lunga militanza, dal 1984, dentro il Partito Socialista Italiano. Nel 1996 rileva la storica testata del partito alla cui guida siederà per primo Sergio De Gregorio, quello stesso De Gregorio che, eletto nel 2006 nelle file dell’Italia dei Valori salterà la barricata per passare con l’opposizione.

Oltre a Lavitola, però, comparirebbe un altro uomo, che a dire del finiano Italo Bocchino avrebbe dato notizia che i servizi segreti per il caso Tulliani stavano indagando sui Caraibi. Capita il 17 settembre scorso quando il Giornale dà la notizia citando alcuni articoli de il Velino. L’autore è Vittorugo Mangiavillani, redattore anzi inviato, così si legge dal sito, de il Velino, agenzia di stampa gestita dalla società Impronta srl con sede in via del Tritone 169 a Roma e diretta da Lino Jannuzzi. Classe ’49, siciliano di Piazza Armerina in provincia di Enna. Giornalista, ma soprattutto grande conoscitore dei giochi interni ai servizi segreti italiani come si capisce scorrendo i suoi articoli sui vari cambi di nomine all’interno delle varie agenzie. Non solo. A lui piacciono gli scoop. Pilotati? Nessuna prova, ovviamente, ma qualche dubbio sì. Il punto è l’inchiesta Why not dell’allora pm Luigi De Magistris. Indagine iniziata e poi abortita anche grazie a strane fughe di notizie. A dare il là è proprio lui, Mangiavillani che il 30 luglio 2007 ne dà notizia su il Velino. Da quel giorno Il Velino ma anche Libero almeno in altre tre occasioni anticipano fatti e nomi, compresa l’iscrizione nel registro degli indagati del ministro della Giustizia, Clemente Mastella.

Titolare dell’azienda agricola il Normanno in provincia di Enna, Mangiavillani per ben due volte è vittima di atti vandalici. La sua casa di campagna viene devastata una prima volta nel luglio del 2000. All’epoca riceve la solidarietà del capogruppo dell’Udeur alla Camera Roberto Manzione. Due anni dopo ci risiamo. A essere danneggiata è una sua proprietà in contrada Ciavarini in piazza Armerini.

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