Per i detrattori del Ceta, il trattato di libero scambio tra Unione Europea e Canada, c’è poco da esultare se l’esame in Senato è slittato a data da destinarsi. Sia perché resta la volontà politica di ratificarlo, sia perché la stragrande maggioranza delle novità introdotte dall’accordo sono in vigore già dal 21 settembre scorso, data in cui è partita la fase di applicazione provvisoria del Comprehensive Economic and Trade Agreement. In soldoni: non è cambiato nulla. Si andrà avanti così fino alla conclusione dell’iter. Per annullare tutto, invece, l’unica strada è quella della mancata ratifica da parte dell’Italia.

SLITTA L’ESAME, MA L’ACCORDO È IN VIGORE – “Il mancato voto a Palazzo Madama non allontana il pericolo – spiega a ilfattoquotidiano.it Federica Ferrario, responsabile della campagna Agricoltura sostenibile e Progetti speciali di Greenpeace Italia – intanto perché se non si ferma l’iter, il 90% delle novità introdotte dall’accordo resteranno in vigore”. Questo perché il 21 settembre scorso è partita l’applicazione in via provvisoria. “Si tratta di un iter – continua Ferrario – che potrebbe durare anche anni, durante i quali – pur non essendoci la ratifica definitiva – resterebbe tutto esattamente com’è ora in forza dell’applicazione provvisoria”. Al termine della Conferenza dei Capigruppo di Palazzo Madama, annunciando che non ci sarebbe stato l’esame dell’accordo la presidente del gruppo Misto Loredana De Petris aveva spiegato con soddisfazione che “proposta di Sinistra italiana di farlo slittare è stata accolta anche dagli altri gruppi”.

BASTA UN PAESE – Ma c’è la volontà di fare dietrofront o si tratta solo di rinviare la patata bollente a dopo le elezioni? “Ciò che sappiamo è che il Governo Gentiloni ha tutta l’intenzione di andare avanti, mentre l’unico modo di fermare il processo è quello di non ratificare l’accordo, con il voto contrario di Senato e Camera”. Fermando in questo modo anche gli iter nei vari Stati membri. Come in settimana hanno ricordato anche i senatori del M5s Elena Fattori in commissione Agricoltura e Stefano Lucidi in commissione Esteri: “Ricordiamo che il trattato è entrato in vigore solo parzialmente, in attesa di essere ratificato dai parlamenti nazionali e basta che uno Stato non lo approvi perché salti tutto. L’Italia può essere il primo Paese ad ottenere questo risultato”.

COSA È CAMBIATO, COSA RISCHIA DI CAMBIARE – Ad oggi restano però in vigore diverse novità. “L’accordo, infatti – spiega Federica Ferrario – contiene normative di esclusiva competenza dell’Unione europea e normative di competenza degli Stati membri. Le prime sono già in vigore, mentre per le altre è necessaria la ratifica dei vari Stati”. Ad oggi, ad esempio, non è ancora applicata anche se prevista dal trattato la clausola Ics (Investors Court System) che consente agli investitori canadesi nell’Unione europea, ma a anche agli investitori dell’Unione europea in Canada, di citare in giudizio davanti a un tribunale speciale uno Stato per ottenere il risarcimento dei danni dovuti a una eventuale normativa che lede i loro interessi.

Nel frattempo, nei giorni scorsi sul sito del ministero dello Sviluppo sono state già pubblicate le modalità per beneficiare delle preferenze tariffarie previste dall’accordo Ceta. A partire dal 1° gennaio 2017 l’Ue, infatti, ha introdotto una nuova modalità di certificazione dell’origine, il sistema degli esportatori registrati (Rex, Registered Exporter). “Il sistema Rex – ha spiegato il Mise – è un sistema di autocertificazione d’origine creato per semplificare le procedure di esportazione che consente all’operatore di fornire le proprie generalità una sola volta e di ottenere un numero Rex che potrà utilizzare per tutte le proprie esportazioni”. Fino ad ora l’utilizzo del sistema Rex era limitato ai Paesi beneficiari del sistema delle preferenze generalizzate, ma ne è stata prevista la progressiva estensione a tutti gli accordi commerciali preferenziali conclusi dall’Ue con Paesi terzi. L’accordo commerciale Ue-Canada rappresenta il primo accordo di libero scambio bilaterale per cui è prevista la registrazione.

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