E’ una sfida tra politici e tecnici quella per la poltrona del ministero dell’Istruzione ma una certezza c’è: non arriverà nessun rottamatore della “Buona Scuola”. Il presidente del consiglio incaricato, Paolo Gentiloni, sceglierà tra un mazzo di carte già fatto dove la preoccupazione maggiore sembra solo quella di garantire la continuità. La partita del Miur sarà giocata tutta all’interno del Partito Democratico visto che da manuale Cencelli quel ministero spetta a loro. L’attuale ministro Stefania Giannini secondo i ben informati avrebbe già pronti gli scatoloni e il biglietto di ritorno a casa senza alcuna possibilità di essere riconfermata nonostante sia uno di quei ministri che ci ha messo la faccia.

Il totoministri, visti i criteri (dev’essere dell’area Renzi; donna; pro legge 107) in queste ore attribuisce le maggiori quotazioni a una fedelissima del segretario: la senatrice Francesca Puglisi, 47 anni, responsabile nazionale del settore scuola del Pd (scelta nel 2009 da Pier Luigi Bersani e riconfermata da Renzi nel 2014). Il suo nome in queste ore gira tra i colleghi di palazzo Madama ma anche tra i funzionari del Miur che ben la conoscono visto che è tra le persone che hanno seguito la “Buona Scuola” e che hanno in mano alcune partite dei Decreti Delegati che andrebbero approvati entro il 18 gennaio prossimo.

Sul versante politico l’unica persona che potrebbe creare qualche problema alla Puglisi è un’altra donna: l’onorevole Simona Malpezzi, 44 anni, ex insegnante, a palazzo Montecitorio dal 2013. A suo favore gioca la vicinanza con l’uomo più vicino a Matteo Renzi, Lorenzo Guerini, vice segretario e portavoce del Partito Democratico. Anche lei è stata tra le “madrine” della 107 ed è una certezza in merito al proseguimento del lavoro fatto.

Nelle ultimissime ore il Pd ha puntato gli occhi anche sull’ex sottosegretario all’Istruzione Marco Rossi Doria e l’ipotesi del suo nome al posto della Giannini sta prendendo sempre più piede. E’ spuntato anche il nome di Marcello Pera, filosofo, ex presidente del Senato ma i più informati lo escludono insistendo sul fatto che sarà di nomina Pd. In viale Trastevere non escludono nemmeno la scelta di un tecnico, di una figura che arrivi dal mondo degli atenei: “Non siamo solo istruzione, siamo anche università e ricerca e quei mondi sono stanchi che ci si occupi solo di scuola”, rivela una fonte del Miur.
In questo caso i più accreditati sembrano essere Gaetano Manfredi, presidente della Conferenza dei rettori delle Università italiane e Stefano Paleari che ha preceduto il primo in quella prestigiosa carica fino al 2015. Tra i due l’attenzione è tutta su Manfredi, laureato in ingegneria nel 1988 e professore ordinario in tecnica delle costruzioni all’Università degli Studi di Napoli “Federico II”. Un nome che accontenterebbe il mondo della ricerca, ma non quello dei docenti della scuola dell’obbligo che si aspettano un ministro che sappia riprendere in mano le questioni legate all’infanzia e alla secondaria di primo grado.

Forse proprio per questo uno dei nomi che è nella testa (per ora non ancora sul tavolo di chi conta) di chi abita il palazzo di viale Trastevere è quello di Andrea Gavosto, direttore della Fondazione “Giovanni Agnelli”, esperto di scuola da sempre, stimato anche all’estero, amico dell’ex ministro dell’istruzione Francesco Profumo. Gavosto è tra le persone più competenti ma quando si è trattato di fare critiche alla 107 non ha avuto riverenza nei confronti di Renzi e del Pd.

A finire in fondo al toto ministri sono, invece, i nomi fatti nei giorni scorsi dell’ex capo dipartimento del ministero Luciano Chiappetta e di Lucrezia Stellacci, attualmente impegnata nel Consiglio nazionale della pubblica istruzione.

Aggiornato il 12 dicembre 2016

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