Al voto il prima possibile con un Italicum corretto che consenta di applicare la nuova legge elettorale anche al Senato. Il Movimento 5 stelle, per mesi sulle barricate contro la riforma del sistema elettorale approvata da Matteo Renzi, chiede che si vada alle urne con una semplice correzione al testo. L’Italicum è pensato solo per l’elezione di una Camera in base alla legge Boschi, che però è appena stata bocciata con il referendum. Inoltre si attende per gennaio la decisione della Consulta sulla costituzionalità del provvedimento. Fino a pochi giorni fa molte delle forze in Parlamento (compresi i 5 stelle) avevano detto di essere pronte a lavorare per la modifica, ora però con le dimissioni del presidente del Consiglio in vista tutti gli equilibri sono saltati.

“Con il voto referendario”, hanno scritto i parlamentari M5s Danilo Toninelli e Vito Crimi sul blog di Beppe Grillo, “gli italiani hanno espresso un chiaro segnale politico: la volontà di andare il prima possibile al voto. L’unico problema è la legge elettorale, che i partiti per tre anni hanno usato come merce di scambio delle loro trattative alle spalle dei cittadini. Ora ci troviamo con due leggi elettorali tra Camera e Senato molto diverse. Alla Camera è l’Italicum. La nostra soluzione è applicare la stessa legge al Senato su base regionale. È sufficiente aggiungere alcune righe di testo alla legge attuale per farlo e portarla in Parlamento per l’approvazione. Stiamo lavorando alla bozza che presenteremo in questi giorni. La legge recepirà in automatico le indicazioni della Consulta che si pronuncerà a breve”. Secondo i grillini questo è il modo per evitare altre lunghe discussioni sull’argomento: “Così avremo una legge elettorale costituzionale pronta all’uso evitando mesi di discussioni e mercato delle vacche dei partiti. La nostra soluzione e l’azione di controllo della consulta garantiscono l’approvazione di una legge costituzionale e al di sopra delle parti. I partiti farebbero solamente una legge peggiore per i cittadini e ‘Anticinquestellum’”.

Al di là della partita che si giocherà in Parlamento, il banco più importante resta quello della Corte Costituzionale. La consulta è chiamata da tre tribunali – Messina, Torino e Perugia – a valutarne la legittimità e la ‘spinta’ per un intervento forte sulla legge potrebbe diventare più pressante. Un rimpallo politico su chi debba fare il primo passo per cambiarla è già iniziato, e a Renzi che ha detto che l’onere spetta al fronte del No Brunetta risponde che “spetta a tutto il Parlamento”. La Corte avrebbe dovuto esaminare l’Italicum il 4 ottobre; ma il 19 settembre decise di far slittare tutto a data da stabilire proprio per evitare interferenze prima del referendum. Va quindi fissata una nuova data, ma le incognite sono molte e probabilmente si chiariranno solo poco prima di Natale o subito dopo. Quando ci fu il rinvio, si disse che l’udienza si sarebbe tenuta nella seconda metà di gennaio o a inizio febbraio. Ora, però, una variabile importante è data dal tipo di governo che prenderà forma dopo le dimissioni di Renzi. Se si tratterà di un esecutivo tecnico o istituzionale, guidato per esempio da Padoan o Grasso, allora – spiegano fonti vicine alla Corte – è più probabile un’anticipazione dell’udienza così da chiudere il capitolo. Se invece l’incarico sarà dato a un politico – tra i nomi circolano Franceschini, Delrio – potrebbe prevalere la volontà di attendere e capire che quadro si delinea.

C’è poi il punto di domanda degli altri ricorsi pendenti e quindi delle altre ordinanze che potrebbero pervenire alla Corte. Alle tre già arrivate, se ne sono accodate altre due, da Trieste e Genova. Ma circa dieci tribunali hanno aspettato il referendum e ora potrebbero decidere di inviare gli atti alla Consulta. E’ l’effetto di una serie di ricorsi a catena proposti da un gruppo di avvocati coordinati da Felice Besostri, che si sono coalizzati con azioni coordinate in più tribunali. L’interrogativo più grosso, però, è come si riposizioneranno i partiti e lo stesso Pd. Grillo chiede di andare subito al voto con l’Italicum, che ora li favorirebbe. Ma le altre forze politiche, con l’Italicum rischiano; prima di tutto di doversela vedere con i grillini al secondo turno. Per questo la tentazione di far smontare alla Corte la nuova legge elettorale sarà forte, facendo leva proprio sui nodi che gli stessi tribunali chiedono di ‘aggredire’, ossia premio di maggioranza e ballottaggio. A quel punto, l’Italicum diventerebbe un’altra cosa. E potrebbe anche configurarsi uno scenario di elezioni anticipate con due leggi elettorali ‘riscritte’ dalla Corte Costituzionale: al Senato il ‘Consultellum’, uscito dalla sentenza che bocciò il Porcellum, e alla Camera l’Italicum rivisitato.

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