Basta “processi online“. Rischia di essere più lontano il tempo delle “esecuzioni di piazza”, come per mesi, per anni, sono state definite le votazioni con le quali il M5s certificava definitivamente le espulsioni dei presunti dissidenti. Rischia di finire, quindi, il tempo delle espulsioni in blocco che hanno portato via come bufere gruppi interni di parlamentari, da Luis Alberto Orellana a Massimo Artini, tutti fedelissimi diventati reietti. Ora i Cinquestelle sono disposti a cambiare pelle: in votazione – dal 27 settembre e per un mese – ci sono le modifiche al Non Statuto e al Regolamento, scritti con il maiuscolo perché sono le due carte fondamentali della vita del movimento. Modifiche racchiuse in tre quesiti e che non sono formali, ma incidono con il bisturi sulla struttura del M5s e sul futuro stesso della forza politica che in tre anni è passata dal boom delle Politiche come secondo partito in Italia alla possibilità concreta di arrivare al governo del Paese. La trasformazione proposta agli iscritti riguarda soprattutto le procedure disciplinari, dunque: se gli iscritti diranno sì sul blog di Beppe Grillo, nel Movimento nascerà un collegio di probiviri (composto da 3 parlamentari), le cui decisioni saranno “rilette” eventualmente da un comitato d’appello (composto da 5 membri). Al garante, Grillo, resterà una sorta di “potere di grazia“: potrà decidere di annullare le sanzioni o sottoporre la “sentenza” in ultima istanza al voto online degli iscritti M5s. Una struttura che – insieme alla promessa di Grillo di allargare gli organismi di vertice – trasformano il Movimento. Forse per questo la premessa, nell’annuncio del voto sul blog, è questa: “Il MoVimento 5 Stelle non è un partito e non intende diventarlo. Abbiamo poche e semplici regole che vanno rispettate da tutti i membri della comunità”.

Non è chiaro, invece, quando le nuove regole – se confermate dal voto degli iscritti M5s – diventeranno effettive. Di sicuro c’è solo che si potrà esprimere la propria preferenza chiunque risulta iscritto ai Cinquestelle entro il primo gennaio 2016 dalle 15,24 di domani, 27 settembre, fino al 26 ottobre. Le urne, diciamo così, saranno aperte tutti i giorni, weekend compresi, dalle 10 alle 21.

I quesiti sono tre. Il primo voto è su quello che i Cinquestelle chiamano Non Statuto. In pratica si tratta di integrare questo documento (fondativo del Movimento) al Regolamento, recependone i principi tra quelli che regolano il M5s.

Il secondo quesito, invece, riguarda le linee principali del Regolamento. Da un lato la possibilità di permettere agli iscritti M5s di proporre e ratificare (sempre online) modifiche a Non Statuto e Regolamento: quindi non solo su azione di Beppe Grillo, ma in alternativa anche con il sostegno di un quinto degli iscritti.

Dall’altro, appunto, si propone di modificare le procedure per le espulsioni, descrivendo in modo più preciso gli eventuali comportamenti da sottoporre a sanzione, indicando sanzioni diverse a seconda della gravità del comportamento, affidando le “sentenze” a un organismo composto da portavoce del M5s e infine lasciando a Beppe Grillo, garante del Movimento, le facoltà di annullare le sanzioni (una sorta di “grazia“) o di sottoporre la decisione dei probiviri a un’ultima votazione online.

I doveri degli iscritti: “Lealtà con decisioni di vertice”
Quali sono i “nuovi doveri” degli iscritti del M5s, se confermati dal voto? Si mette nero su bianco, per esempio, che ci sarà l’onere di “rispettare le decisioni assunte dall’assemblea degli iscritti con le votazioni in rete, nonché le decisioni assunte dagli altri organi” del M5s. Secondo: di “astenersi da comportamenti suscettibili di pregiudicare l’immagine o l’azione politica” del movimento o “di avvantaggiare altri partiti”. Terzo: “di attenersi a lealtà e correttezza nei confronti degli altri iscritti e portavoce”. Precisare meglio a quali obblighi sono sottoposti gli iscritti del M5s permette di applicare anche sanzioni diverse e meno gravi dell’espulsione.

Le nuove sanzioni (possibili): richiamo o sospensione
Questo permette anche di avere una maggiore forza di fronte a eventuali ricorsi nei tribunali che in qualche caso, per esempio a Napoli, hanno dato ragione agli iscritti espulsi con tanto di reintegro. Da qui le due proposte di modifica del Regolamento per quanto riguarda le sanzioni. La prima: restano le espulsioni, ma in casi meno gravi si possono applicare richiami e sospensioni fino a 12 mesi. La seconda opzione che gli iscritti M5s potranno scegliere nel voto dei prossimi giorni non prevede più, invece, la possibilità di espulsione, ma solo richiamo, sospensione fino a 24 mesi e – nei casi più gravi e perdita dei requisiti di iscrizione – la sospensione a tempo indeterminato.

Qui, nella proposta in votazione, interviene Grillo. Se si trovasse in disaccordo con una sanzione, il “capo politico” del M5s ha facoltà di annullarla e, ove la sanzione risulti inflitta dal comitato d’appello, può irrogarne una più lieve. In ogni caso può sottoporre la “sentenza” a un’ultima pronuncia dell’assemblea degli iscritti, con una votazione online. A quel punto la decisione diventa “inappellabile”.

Il collegio dei probiviri e il comitato d’appello
Il collegio dei probiviri, nell’ipotesi al voto, è composto da 3 membri, nominati dal voto online su proposta di Beppe Grillo, tra i parlamentari. Il collegio dura in carica tre anni. L’incarico è incompatibile con l’assunzione di incarichi governativi e non è rinnovabile. In caso venga a mancare anticipatamente un componente, si provvede alla sua sostituzione secondo la stessa modalità per la prima designazione. Il sostituto resta in carica sino alla scadenza del collegio dei probiviri in carica al momento della sostituzione.

Il comitato d’appello può confermare la sanzione, irrogarne una più lieve od annullarla. Anche questo organismo è composto da tre membri, ma solo due sono nominati dall’assemblea degli iscritti con il voto online (su una rosa di 5). Il terzo lo sceglie il consiglio direttivo della “non associazione” del M5s. Il comitato d’appello dura in carica cinque anni.

Il simbolo resta a Grillo e famiglia
Altri due aspetti si intravedono in chiaroscuro. Il primo: il simbolo del M5s resta a Beppe Grillo e alla sua famiglia. “Il nome del MoVimento 5 Stelle viene abbinato a un contrassegno registrato a nome dell’omonima associazione, unica titolare dei diritti d’uso dello stesso”, si legge nel neo statuto e a seguire una dettagliata descrizione del marchio. All’indomani del sondaggio con cui il leader M5S chiese alla Rete di modificare il simbolo, togliendo il proprio nome dal logo, qualcosa, ma ben poco, nella proprietà del marchio è cambiato. Il 18 novembre scorso, viene infatti registrato il nuovo simbolo all’ufficio marchi e brevetti europei, ovvero l’Oami. Una procedura che permette di “blindare” il simbolo in tutti e 27 i paesi dell’Ue. La proprietà, a differenza del vecchio logo riconducibile a Grillo in persona, è attribuibile adesso all’associazione Movimento 5Stelle, sede in via Roccatagliata Ceccardi, 1/14, Genova. Qui c’è lo studio legale di Enrico Grillo, nipote di Beppe e già noto alle cronache per aver registrato lo statuto del Movimento a 5 Stelle in uno studio notarile insieme allo zio, e di esserne stato nominato all’epoca vicepresidente nonostante l’estraneità al mondo dell’attivismo M5s. E con lui che il direttorio si è confrontato nel luglio scorso, durante una riunione a fine luglio convocata anche per decidere della proprietà del simbolo. Fino allo scorso anno l’associazione prevedeva solo quattro soci: Grillo, Casaleggio, Enrico Nadasi (commercialista di Grillo) ed Enrico Grillo.

Il destino (sospeso) di Pizzarotti
Il secondo punto, in trasparenza, fa vedere il destino del sindaco di Parma Federico Pizzarotti, la cui procedura disciplinare pende senza esito da oltre 4 mesi. E ora – se passasse la linea delle sanzioni “alternative” – la situazione di Pizzarotti rischia un vero e proprio “congelamento”, perché le nuove regole valgono – è scritto in modo esplicito – anche per i procedimenti in corso. La bozza con espulsioni, infatti, prevede che il periodo di sospensione possa durare un anno dall’invio delle controdeduzioni, ovvero della “memoria difensiva”, nel caso di Pizzarotti inviata dal sindaco ducale a maggio scorso. La bozza senza espulsioni, invece, prevede che addirittura la sospensione, una volta inviate le controdeduzioni, possa durare da uno a 24 mesi. Un periodo che potrebbe coprire interamente il periodo della campagna elettorale che attende il primo cittadino emiliano: a Parma si vota a maggio 2017. E infatti Pizzarotti è l’unico a commentare: “In due giorni, dall’uno vale uno siamo passati al capo politico, al passaggio dinastico e a regole ad personam per far fuori i non allineati. Se questi sta bene a tutti, mi chiedo se sono ancora nel posto giusto“.

Articolo Precedente

Consiglio di Stato, il governo nomina Manzione: aggirato il minimo di età

next
Articolo Successivo

Olimpiadi, Ferrara (M5s): “Consiglieri compatti per il No. Bilancio? Novità in settimana, vietato sbagliare”

next