“Volevo liberare il mondo dai disabili“. È l’unica, farneticante, spiegazione data dall’uomo che nella notte tra mercoledì 25 e martedì 26 luglio – armato di coltello – ha ucciso 19 persone in un centro disabili di Sagamihara, 40 chilometri a sudovest di Tokyo. Satoshi Uematsu, questo il nome del 26enne arrestato dalla polizia nipponica con l’accusa di essere l’autore della strage. Il giovane, secondo fonti ufficiali della prefettura, è un ex dipendente della struttura, il Tsukui Yamayuri Garden, per il quale lavorava dal dicembre 2012 e da cui si era stato licenziato lo scorso 19 febbraio. Oltre alle 15 vittime (tra 19 e 70 anni, nove maschi, dieci femmine, secondo l’agenzia di stampa Kyodo) ci sono anche 25 feriti, trasportati in almeno sei ospedali nella zona occidentale di Tokyo. Quattro persone sarebbero in gravi condizioni. La più grave nel paese del Sol Levante dal 1989 che forse era prevedibile e poteva essere evitata.

L’attentatore lavorava nel centro di cura malgrado il suo manifesto disprezzo per la disabilità e, secondo le indagini, aveva da tempo in mente un gesto folle. Dopo aver rassegnato le dimissioni 5 mesi fa, era stato visto dagli ex colleghi distribuire volantini in cui definiva gli individui con disabilità “creature senza valore” e incitava ad un “mondo senza disabili”.

Satoshi Uematsu era stato interrogato dalla polizia e anche in quella occasione aveva espresso il suo odio per le persone portatrici di handicap. Aveva anche consegnato al portavoce della Camera dei Rappresentanti una lettera in cui descriveva la capacità di uccidere fino a 470 persone disabili, inoltrando la richiesta per una legge del Parlamento che consentisse l’eutanasia per le persone con handicap. Una missiva che è stata pubblicata integralmente dai media nipponici insieme alla cronologia degli aggiornamenti fatti sul suo profilo Twitter. L’ultimo messaggio pochi minuti dopo la carneficina della scorsa notte, in cui inneggiava alla pace nel mondo. Chiaramente un profilo di una persona con evidenti disturbi mentali, esplicitamente divulgati sui social network. Non ultime le recenti frasi di supporto all’attentatore di Monaco e le ripetute offese in rete verso i disabili.

I medici arrivati sul luogo della tragedia hanno confermato che gran parte delle morti sono state causate da ferite di arma da taglio al collo, indicando il preciso intento da parte dell’omicida di uccidere senza causare ferite. L’uomo si è consegnato alla stazione di polizia di Tsukui intorno alle 3 di notte, 15 minuti dopo la prima telefonata di soccorso dalla clinica, imbracciando la borsa con tre lame sporche di sangue. Tanto lucido nel suo gesto quanto dissociato e folle.

L’assassino si è introdotto nel centro intorno alle 2,30 del mattino (ora locale), utilizzando un martello per rompere la finestra, e ha colpito in modo indiscriminato. A quel punto è scattato l’allarme. Secondo il personale della struttura il killer si è scagliato in particolare contro chi non era in grado di difendersi. La casa di cura si occupa di persone con disabilità e – oltre ai pasti e agli altri servizi di assistenza – offre attività ricreative e riabilitazione. Proprio in quest’ultima ala del centro era impiegato l’assassino prima di essere licenziato.

Dopo la strage il giovane ha cercato di fuggire, ma è stato subito braccato dalle forze dell’ordine, intervenute con almeno 29 squadre di emergenza, quindi si è consegnato a una stazione della polizia poco distante dal luogo del massacro. L’arrivo del personale medico sul luogo della tragedia è servito a salvare vite umane, ma adesso, spiegano fonti sanitarie, occorrerà far fronte allo choc psicologico delle persone indifese che difficilmente riusciranno a comprendere il folle gesto.

Il premier Shinzo Abe ha detto che il governo farà tutto il possibile per scoprire le cause della tragedia, mentre il governatore della prefettura di Kanagawa, dove si trova la clinica, ha offerto le proprie scuse e condoglianze alle famiglie delle vittime. Cordoglio è giunto dal presidente russo Vladimir Putin, che ha definito il crimine “disgustoso per la crudeltà e il cinismo” mentre la Casa Bianca, ha parlato di atto ancor più ripugnante perché ha preso di mira persone indifese. Non è il primo caso del genere in Giappone. Nel marzo 2015 cinque persone erano state pugnalate a morte su un’isola, mentre nel maggio scorso una popstar, Mayu Tomita, era stata ridotta in fin di vita dopo che un fan l’aveva accoltellata dopo che il suo regalo era stato rifiutato dalla cantante.

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