“Offese a una confessione religiosa mediante vilipendio“. È l’accusa di cui dovranno rispondere 64 persone – quasi tutte tra i 20 e i 35 anni – dopo che le forze dell’ordine hanno scoperto due finti matrimoni e un battesimo celebrati davanti alla chiesa di Vigoleno di Vernasca nel Piacentino. Cerimonie promosse attraverso i social network ma che poi hanno trovato realizzazione sul sagrato della chiesetta del suggestivo borgo della Valdarda. I 64 indagati rischiano fino a due anni di carcere e una multa che va dai mille ai 5mila euro.

Per le finte celebrazioni, i giovani organizzatori non hanno esitato a sostituire alle ostie delle fette di salame o uno spazzolone da bagno al posto dell’aspersorio, oppure ad agghindarsi con finti vestiti da prelato e croci al collo – ma aggiungendo sul capo cornetti da diavolo -, così come ad ornare l’entrata del luogo sacro con paramenti che ricordassero quelli religiosi.

Tre gli episodi contestati, due “matrimoni” e un “battesimo” che sono stati celebrati tra il 2013 e il 2015. A far scattare le indagini dei carabinieri nel novembre del 2015, un parrocchiano di Vigoleno che ha segnalato alle forze dell’ordine come su alcuni profili personali Facebook venissero fatte circolare fotografie che immortalavano un gruppo di giovani mentre, così conciati, svolgevano strani riti sul sagrato della chiesa di San Genesio di Vigoleno. È a quel punto che i militari dell’Arma hanno iniziato a indagare e alla fine degli accertamenti sono scattate 64 denunce di ragazzi – tra organizzatori e partecipanti -tutti residenti tra Fiorenzuola, Vernasca, Castellarquato, Lugagnano, Alseno, Fidenza, Soragna, Busseto e San Donato Milanese. Secondo i riscontri, erano sette i promotori degli eventi blasfemi: finora tre in tre anni di attività.

La modalità era molto semplice. Veniva prima stabilito un bar come ritrovo – quasi sempre a Vernasca – e poi venivano richiamate decine di persone grazie agli inviti attraverso social network (anche con pagine dedicate su Facebook) o sms sui cellulari di amici e conoscenti. Poi dopo qualche bicchiere, i partecipanti al rito si spostavano sul sagrato della chiesa di Vigoleno, allestita per l’occasione, e venivano celebrati i finti matrimoni o battesimi.

Dalle immagini è possibile vedere la “sposa”, in tradizionale abito bianco e un bouquet in mano, il “prete” travestito di tutto punto ma con le corna da diavoletto in testa usate solitamente per il carnevale, i paramenti a evocare quelli ecclesiastici e, dulcis in fundo, le fette di salame al posto delle ostie, che venivano consegnate ai presenti come una vera e propria eucarestia. Senza contare la benedizione finale, attraverso uno spazzolone da toilette. Per concludere, il gruppo di ragazzi si dava poi appuntamento in un ristorante della zona per la cena.

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