Cosa voterebbe volentieri Denis Verdini dopo aver modificato la Costituzione insieme al Pd di Matteo Renzi? La riforma della giustizia, dice, soprattutto per interrompere la deriva mediatico-giudiziaria che non riguarda solo lui, che i suoi 5 processi li ha già subiti sui giornali e in tribunale sarà più facile, ma molti altri italiani. Subito prima, durante l’intervista a Maria Latella su SkyTg24, aveva ricordato che “la storia nasce dai risultati elettorali del febbraio 2013 che hanno detto o elezioni i legislatura costituente: e ricordo che al Senato non c’è una maggioranza“. Giustizia e fisco, dunque, sono i temi che secondo Verdini dovrebbero essere prioritari per il governo Renzi: su questi il gruppo Alleanza liberaldemocratica per le autonomie è pronto a dare fiducia e sostegno. “Le riforme vanno completate” e quelle che devono essere fatte sono quelle del fisco e della giustizia. E all’obiezione che potrebbe essere interessato a riformare la giustizia a causa dei suoi processi, Verdini precisa: “Glielo dico io quanti processi ho in corso. Ho cinque processi e li affronto nelle aule di giustizia. Dove i processi sono molto più facili da affrontare che quelli mediatici”. In ogni caso “la riforma della giustizia non toccherebbe i miei processi che saranno finiti quando dovesse entrare in vigore”.

La corrispondenza d’amorosi sensi tra l’altro è confermata in diretta perché nel frattempo il presidente del Consiglio è a In Mezz’ora e a Lucia Annunziata dice: “A destra c’è una situazione talmente divisa che credo sia ingiusto porre un problema ai senatori di Verdini e dire che i senatori di Verdini non devono votare le riforme. Mi sembra allucinante. Le hanno votate la prima volta e le stanno votando. Sarà un problema di Berlusconi se lì dentro stanno litigando tra loro”. Per Renzi “c’è un dato di fatto che riguarda Verdini, Alfano, Tosi, Fitto, la Lega, ad esempio Maroni e Salvini stanno un po’ discutendo: la destra in Italia è molto in crisi, molto frammentata. Verdini come i senatori di Alfano e altre forze della destra che si sono spezzettate”, dimostrano che “alla destra c’è una situazione talmente divisa” che è “un problema di Berlusconi” e non dei verdiniani “se lì dentro stanno litigando tra loro”.

E Verdini riparte da qui perché la sua operazione di queste settimane, dice, l’ha compiuta pensando a ricostruire il centro e a riunire i moderati. “Con Renzi non ci siamo scelti”, racconta Verdini, ma in questo scenario “le coalizioni servono”, spiega. E lui, insieme al suo manipolo di senatori (da Vincenzo D’Anna a Lucio Barani), sostiene il governo e non prima perché “adesso c’è una situazione nuova con Renzi, che non ha un atteggiamento becero, a volte è anche liberista, forse è solo un po’ in ritardo nelle riforme”. Ma non c’è “nessuna campagna acquisti” nel campo del centrodestra. Dice che con Silvio Berlusconi non si sente più da tempo, che sono falsi i retroscena che vogliono l’operazione dei verdiniani come un appoggio mascherato di Forza Italia a Renzi e che semplicemente non era più d’accordo con la linea dell’ex Cavaliere. Ma “Berlusconi è lucido e decide tutto lui”. “Semplicemente – prosegue – la pensiamo in modo diverso: Berlusconi pensa che il patto del Nazareno non sia coerente con quanto accaduto, io penso che dobbiamo completare il ciclo delle riforme”. Secondo Verdini, Berlusconi “come al solito decide lui cosa fare, non ha consiglieri; e siccome lo conosco bene so che quando prende una decisione non gli fai cambiare idea” Berlusconi, conclude, è “una rockstar, ha tanti tifosi, ma io mi rivolgo ai colleghi che hanno i miei stessi dubbi”. E ora, “non ci sentiamo più: abbiamo discusso sulla diversità di opinioni che abbiamo sul patto del Nazareno”. E lui, che di quel patto è il promotore, l’estensore e il garante, usa parole per l’Italicum che neanche Renzi e la Boschi che pure l’hanno spinta fino all’approvazione in Parlamento: “Ritengo che sia una legge straordinaria nell’interesse del Paese, anche perché chi vince governa e dà la possibilità di fare alleanze e di allargare l’area”.

La situazione lo mette talmente di buonumore che ha inventato anche una canzoncina per celebrare queste dinamiche magmatiche dei gruppi parlamentari al Senato: “La maggioranza, sai, è come il vento. E rischia di finire in Migliavacca. Quando Gotor si sveglia e poi si incazza…”. La parafrasi di Domenico Modugno e Enrica Bonaccorti è una specie di pizzino d’avvertimento al capo del governo, un suggerimento paterno da chi – Verdini – di composizione e scomposizione di maggioranze, al fianco di Berlusconi, ne ha viste parecchie. E per lo stesso motivo – l’entusiasmo di questi giorni – risponde con battuta ai Cinque Stelle che a Palazzo Madama hanno lanciato banconote false a significare che i senatori di Ala si fossero “venduti” a Renzi: “I falsi non mi interessano,se fossero stati veri me li sarei presi!”.

L’ex coordinatore di Forza Italia sembra andare in surplace. Arriva a rassicurare anche il Pd: “Stia tranquillo, non vogliamo entrare” nel partito. “Gli amici del Pd che dicono che i nostri voti puzzano devono stare tranquilli. Noi siamo autonomi nella testa, noi con il Pd non abbiamo nulla da spartire, non vogliamo entrare. Vogliamo fare un’altra cosa: semmai dare una mano a questo Pd, che ha all’interno idee del passato e del trapassato, e dare una scossa alla politica”.

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