Altre due mine sono pronte a scoppiare con un effetto devastante sulle finanze pubbliche di Atene. Proprio nelle sue settimane più difficili, mentre è sull’orlo del defaultalle prese con trattative finora senza risultato con i creditori per il rinnovo del programma di assistenza finanziaria che altrimenti scadrà a fine giugno. Il governo di Alexis Tsipras dovrà infatti tamponare un buco miliardario aperto da due sentenze, emanate dal Consiglio di Stato greco e dalla Corte di giustizia europea. E non manca la beffa: se nel primo caso i giudici hanno aperto la strada a rimborsi per almeno 1 miliardo ai pensionati ellenici, nel secondo i beneficiari del pronunciamento saranno invece i cittadini tedeschi che hanno subìto perdite quando Atene, nell’ambito del piano di salvataggio del 2012, ha tagliato (con un’operazione chiamata in gergo haircut) il valore dei titoli di Stato in possesso dei creditori privati.

Le toghe elleniche hanno stabilito, con una sentenza simile a quella assunta a fine aprile dalla Corte costituzionale italiana, che i tagli alle pensioni del settore privato decisi nel 2012 nell’ambito del secondo pacchetto di salvataggio sono anticostituzionali e contrari alla Convenzione europea dei diritti umani. Il risultato è che l’esecutivo, già alle prese con i rimborsi da pagare a Fondo monetario internazionale, Commissione Ue e Banca centrale europea, dovrà ora trovare altri 1-1,5 miliardi di euro per ripristinare gli assegni al livello precedente. Lo Stato, se non avrà il denaro necessario, dovrà recuperare i fondi nonostante la clausola di deficit zero votata nel 2012. La Corte ha stabilito però che la sentenza, a differenza di quella italiana, non è retroattiva, ma entrerà in vigore solo per il futuro. E i tagli effettuati tra il 2010 e il 2011 sono stati dichiarati legali.

Sempre giovedì, poi, è arrivata un’ulteriore tegola: la Corte di giustizia europea, a cui si erano rivolti i tribunali regionali di Kiel e Wiesbaden, ha stabilito che i cittadini tedeschi che nel marzo 2012 si sono visti tagliare del 53,5% il valore delle obbligazioni acquistate dallo Stato greco hanno via libera per procedere con azioni legali chiedendo indietro la cifra persa. All’epoca la perdita registrata dagli investitori privati è stata stimata in circa 205 miliardi di euro complessivi. La Corte non ha specificato se la compensazione debba essere obbligatoriamente garantita dalla Grecia.

Per il presidente del Consiglio Ue “non c’è più spazio per il gioco d’azzardo, abbiamo bisogno di decisioni”

Nel frattempo il negoziato con i creditori procede tra continui stop and go. Il segnale peggiore è che il team di negoziatori del Fondo monetario ha lasciato Bruxelles, dove sono in corso le trattative, a causa della mancanza di progressi. Vanno un po’ meglio invece i colloqui con la Commissione: nel pomeriggio c’è stato un incontro di due ore tra Tsipras e il presidente Jean-Claude Juncker, definito da quest’ultimo “importante, interessante e cordiale”. Juncker ha spiegato a Tsipras “un possibile processo con le tre istituzioni che potrebbe ancora consentire di trovare in tempo una soluzione mutualmente accettabile”, ha fatto sapere l’esecutivo Ue. E un alto funzionario ha riferito a Reuters che “c’è una buona probabilità” di un accordo in tempo per l’Eurogruppo del 18 giugno, considerato cruciale. Ma il presidente del Consiglio Ue, Donald Tusk, ha chiarito che “non c’è più spazio per il gioco d’azzardo“: “È ovvio che abbiamo bisogno di decisioni ora, non di negoziati. Il governo greco deve essere un po’ più realistico”, perché “nei prossimi giorni ho paura che qualcuno possa dire che il gioco è finito“. Dal canto suo il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, ha parlato di un “rischio di insolvenza” che “cresce di giorno in giorno”. Come certificato da Standard & Poor’s che mercoledì sera ha declassato ulteriormente Atene tagliandone il rating da CCC+ da CCC, con outlook negativo, e avvertendo non solo che senza un accordo farà default nel giro di 12 mesi, ma anche che nemmeno un’eventuale intesa la metterà in salvo per lungo tempo.

Dal mini vertice di mercoledì sera tra Tsipras, Angela Merkel e Francois Hollande è emerso, secondo fonti diplomatiche, che la Germania è contraria ad un terzo programma di aiuti per la Grecia, ma “è possibile” un’intesa che sblocchi l’esborso dell’ultima tranche del programma attuale e una sua estensione fino a marzo 2016. Parlando dei nodi della trattativa, fonti francesi hanno specificato che, per quanto riguarda le pensioni, “non si chiede di toccare le minime, ma di trovare altri parametri” che rendano sostenibile il sistema. Il tutto, ovviamente, è al netto delle ultime notizie che mettono drammaticamente ancora più alle strette il governo a guida Syriza

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