Concorso in omicidio. Con questa accusa la Procura di Roma ha iscritto nel registro degli indagati Batho H., il padre dei due ragazzi fermati per l’incidente avvenuto il 27 maggio a Roma, quando un’auto ha falciato 9 persone uccidendo la filippina Corazon Abordo. Gli inquirenti sono al lavoro per cercare di chiarire se anche l’uomo fosse sull’auto quella notte. Il padre del 17enne e del 19enne fermati dalle forze dell’ordine, in un primo momento aveva dichiarato di essere alla guida della macchina, addossandosi quindi tutta la colpa. Una versione che non ha convinto gli inquirenti i quali hanno continuato le indagini.

Fermato il 17enne: era alla guida
Il 17enne, di fronte al gip, ha ammesso di essere stato lui alla guida: “Ero io al volante, dietro, in auto, c’erano mia moglie, mio fratello e mio padre”. E l’avvocato del ragazzo, Antonio Gugliotta ha dichiarato che “il gip ha convalidato il fermo e ha disposto la misura della custodia cautelare in carcere. Il mio assistito ha risposto alle domande, le sue dichiarazioni non collidono con quelle del padre ma collimano perfettamente e ha detto che erano in quattro sulla macchina. Ha dichiarato che guidava lui e che dietro c’erano il fratello e la sua convivente. In macchina c’era anche il padre”. Il legale ha anche sottolineato che la macchina era del minorenne che “l’aveva comprata dieci giorni prima per 700 euro, era un catorcio non poteva andare a 180 km/h. Gli avevano già sequestrato un altro veicolo e forse temeva che gli sequestrassero anche questo”.

L’avvocato: “Non si è fermato all’alt perché aveva paura delle botte della polizia”
“Il mio assistito – ha detto il legale – si è spaventato e non si è fermato all’alt perché in una circostanza precedente era stato picchiato dalla polizia e pensava di prendere di nuovo delle botte, perché non aveva patente e assicurazione”. L’avvocato ha poi aggiunto che il suo assistito “non ha saputo fornire una spiegazione logica al suo comportamento. Ha sempre detto di essere impaurito e forse di aver toccato l’acceleratore invece del freno, questo non è chiaro faremo una perizia. Ha raccontato che il fratello da dietro lo strattonava dicendogli di fermarsi, che gli gridava disgraziato, anzi bastardo e che si voleva buttare dalla macchina”.

Poco dopo l’investimento in via di Boccea era stata fermata un ragazza di 17 anni del campo nomadi della Monachina. Nei suoi confronti gli inquirenti avevano ipotizzato il reato di concorso in omicidio volontario, visto che non guidava il mezzo. Le indagini poi, avevano puntato sulla coppia di ragazzi. Di due giorni fa il fermo dei due fratelli. Le forze dell’ordine sono riuscite a rintracciarli anche grazie alla madre dei due che ha rivelato alla polizia dove si trovavano.

Casapound vs centri sociali in piazza
Nel quartiere di Boccea intanto, è in corso una manifestazione di Casapound, scesa in piazza insieme ai comitati dei cittadini dietro lo striscione “Alcuni italiani non si arrendono” per chiedere “al Campidoglio di chiudere i campi rom”. Alcuni manifestanti al megafono hanno urlato: “Siamo qui a difendere il nostro popolo come abbiamo sempre fatto. Non siamo razzisti, noi guardiamo la realtà. Non c’è bisogno di un fatto eclatante e si vede cosa fanno i rom. Questa giunta di sinistra non fa altro che proteggerli”.

A pochi metri di distanza e separati da un cordone di forze dell’ordine, che hanno anche portato a termine delle cariche, alcuni manifestanti dei centri sociali stanno facendo una contro-protesta al grido “Siamo tutti antifascisti” e “Fascisti carogne tornate nelle fogne”.

 

 

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