Nel 2014 il tasso di disoccupazione è salito in Italia al 12,7% dal 12,1% del 2013. Lo rende noto l’Istat, specificando che il dato annuale è il massimo mai registrato dal 1977. Ma l’inizio del 2015 mostra un segnale di ripresa. Gli occupati a gennaio 2015 sono 22 milioni e 320.000, sostanzialmente invariati rispetto a dicembre (+11.000), ma in aumento dello 0,6% su base annua (+131.000).

Il tasso di occupazione sale al 55,8%, 0,1 punti percentuali in più su base congiunturale e 0,3 punti su base annua. L’Istituto di Statistica precisa che si consolida così il recupero di dicembre. Il tasso di disoccupazione a gennaio è pari al 12,6%. Dopo il calo di dicembre, il primo mese del 2015 ha registrato una ulteriore diminuzione di 0,1 punti percentuali, tornando sullo stesso livello di dodici mesi prima.

A gennaio tasso disoccupazione in lieve calo
A gennaio il numero di individui inattivi tra i 15 e i 64 anni diminuisce dello 0,1% rispetto al mese precedente e dell’1,3% rispetto a dodici mesi prima. Il tasso di inattività si attesta al 36,0%, stabile in termini congiunturali ma in diminuzione di 0,4 punti su base annua. Rispetto al mese precedente, a gennaio la disoccupazione aumenta per la componente maschile (+0,7%), mentre diminuisce per quella femminile (-2,2%). In termini tendenziali il numero di disoccupati diminuisce tra gli uomini (-1,0%) mentre aumenta tra le donne (+1,6%). Il tasso di disoccupazione maschile, pari all’11,8%, aumenta di 0,1 punti percentuali su base mensile mentre diminuisce di 0.1 punti nei dodici mesi; quello femminile, pari al 13,7%, diminuisce di 0,3 punti percentuali rispetto al mese precedente mentre aumenta di 0,1 punti su base annua.

Il numero di inattivi diminuisce in termini congiunturali per la componente maschile (-0,4%) mentre aumenta per quella femminile (+0,1%). Su base annua l’inattività diminuisce sia tra gli uomini -1,0%) sia tra le donne (-1,5%). Nell’ultimo mese, il tasso di inattività maschile cala di 0,1 punti percentuali, mentre quello femminile cresce di 0,1 punti. Rispetto a dodici mesi prima diminuiscono sia il tasso di inattività maschile (-0,2 punti) sia quello femminile (-0,5 punti). Il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) è sceso a gennaio 2015 al 41,2% dal 41,4% di dicembre 2014. Il tasso è il minimo da agosto 2013 (40,8%), ovvero da 17 mesi a questa parte.

Gli occupati part-time nel 2014 hanno superato i 4 milioni contro i 18 milioni a tempo pieno. In particolare nel quarto trimestre dello scorso anno, gli occupati a tempo parziale sono aumentati a ritmo sostenuto (+3,2%, 128mila unità), con una crescita che interessa soprattutto il part-time involontario, pari al 64,1% dei lavoratori a tempo parziale (62,1% un anno prima). Tra ottobre e dicembre sono inoltre cresciuti con maggiore intensità i dipendenti a termine (+6,6%) e i collaboratori.

Renzi: “Bene ma non basta”, il ministro: “Risultato incoraggiante”
“Più 130 mila posti di lavoro nel 2014, bene ma non basta. Ora al lavoro per i provvedimenti su scuola e banda ultralarga #lavoltabuona” twitta il premier Renzi. “Il lieve incremento registrato anche a gennaio (+11 mila rispetto a dicembre) porta ad un aumento complessivo di 131 mila occupati su base annua. Èun risultato incoraggiante dopo diversi anni di caduta dell’occupazione –  dice il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti – Si intravede un 2015 migliore per l’occupazione e l’economia”. “Nei prossimi mesi potremo vedere l’effetto pieno delle misure varate dal Governo con la riforma del lavoro e con la legge di stabilità per sostenere la ripresa e per favorire l’occupazione stabile” prosegue il ministro sostenendo che nel Jobs act “anche la riduzione della precarietà” con “l’abolizione delle tipologie contrattuali più precarizzanti, potrà favorire la ripresa dei consumi, in quanto dà alle persone una prospettiva più certa e definita”.

Pil in calo, debito in aumento e pressione fiscale al 43,5%
Nel 2014 il Pil italiano è diminuito dello 0,4% rispetto al 2013, portandosi sotto i livelli del 2000. Nel 2014 il debito italiano è salito dal 128,5% del 2013 al 132,1% del Pil, il massimo dal 1995, da quando cioè sono state ricostruite le serie storiche. Le previsioni del governo nella Nota di aggiornamento Def indicavano nel quadro programmatico un rapporto del 131,6%. Nel 2014 il rapporto tra deficit e Pil si è attestato in Italia al 3%. Era al 2,9% nel 2013. Il dato è in linea con le previsioni contenute nella Nota di aggiornamento del Def. Nel 2014 la pressione fiscale ha raggiunto il 43,5% del Pil, in aumento di 0,1 punti percentuali rispetto al 2013 (43,4%). Nel 2012 si era toccato lo stesso livello del 43,5%.

Nel 2012 il Pil italiano è diminuito più del previsto, mentre nel 2013 la contrazione è stata meno pesante di quanto stimato. L’Istat ha infatti rivisto i dati degli ultimi anni in base alle nuove metodologie Sec, ricalcolando l’andamento dell’economia.
Nel 2013 il prodotto interno lordo ha dunque subito un arretramento del 2,8% (contro la precedente stima di -2,3%) e nel 2013 dell’1,7% (contro il calcolo di -1,9% di settembre 2014).

Crollano nel 2014 gli investimenti in Italia. Secondo i dati sul Prodotto interno lordo, gli investimenti fissi lordi sono diminuiti lo scorso anno del 3,3%, mentre i consumi hanno registrato una variazione nulla. Nel dettaglio, la spesa delle famiglie residenti ha dato qualche segnale di ripresa (+0,3%), mentre la spesa delle pubbliche amministrazioni è diminuita dello 0,9% e quella delle istituzioni sociali private dello 0,3%. Le esportazioni sono aumentate del 2,7% e l’import dell’1,8%.

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