La legge per il riconoscimento della Lingua italiana dei Segni (Lis) è destinata a far discutere ancor prima che venga esaminata dalla commissione Affari costituzionali del Senato, dove è ferma dall’11 febbraio 2014. Rappresenta infatti uno spartiacque nel mondo delle persone affette da problemi uditivi: divise tra chi, come l’associazione Fiadda (famiglie italiane associate per la difesa dei diritti degli audiolesi), è “contrario all’uso della Lis” ed a favore della riabilitazione uditiva e chi, come l’Ente Nazionale Sordi, la ritiene indispensabile per una “comunicazione completa” e per l’abbattimento delle barriere che si interpongono tra i “segnanti” e il loro vivere quotidiano. Nel mezzo si trovano i sordi. Quelli che con la rieducazione ortofonica hanno imparato a parlare e quelli che hanno invece trovato nella Lis la loro possibilità di integrazione. Tutti aspettano dalla politica – ritardataria, come spesso capita quando si tratta di diritti – una risposta che non lasci spazio ad alcuna zona d’ombra di Max Brod
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