La sanità pubblica d’eccellenza chiude e i pazienti vanno a curarsi all’estero. Accade a Campi Salentina, in provincia di Lecce, diventata per qualche anno meta dei cosiddetti “viaggi della speranza” grazie all’unità di cura delle malattie immunomediate (Imid). Un centro d’eccellenza della bistrattata sanità pubblica pugliese divenuto riferimento regionale e nazionale e infine chiuso per una lite tra medici. A spese dei pazienti delle casse dell’Asl leccese costretta a pagare le cure all’estero di chi poteva curarsi a casa.

L’inizio della fine è datato ottobre 2012 quando sulla scrivania del presidente dell’ordine dei medici di Lecce, Luigi Pepe, arriva una richiesta di riconoscimento di un meeting organizzato da Mauro Minelli, medico dirigente responsabile dell’Imid che dal 2011 è il centro di riferimento per le malattie da uranio impoverito, da metalli pesanti e per cosiddetta Sensibilità Chimica Multipla (MCS). Le persone che si curano nella struttura leccese arrivano da tutta la Puglia, ma anche da diverse parti d’Italia. Da un report del 2012 emerge che quasi il 30% dei pazienti ricoverati proviene da altre regioni: denaro che, quindi, entra nelle casse della Regione Puglia. Il motivo principale di questa scelta è la “fiducia negli operatori” e uno dei protagonisti di questi risultati è proprio Minelli. La richiesta, però, viene negata, e costa a Minelli anche un procedimento disciplinare aperto qualche mese più tardi proprio da Pepe. Chi è Luigi Pepe? È da oltre un decennio il presidente dell’ordine dei medici di Lecce ed è contemporaneamente il segretario del sindacato leccese dei medici di famiglia. Per due volte parlamentare (nel 1994 al Senato con il Centro Cristiano Democratico e nel 2001 alla Camera con l’Udeur di Mastella) attualmente è anche amministratore unico della Società Trasporti Pubblici spa, società partecipata dalla provincia di Lecce e di dirigente nazionale dell’Enpam

Nel maggio 2013 il consiglio direttivo dell’ordine dei medici sospende per un mese Minelli: l’accusa è di aver usato impropriamente sui documenti dell’Imid il titolo di “professore”. Minelli presenta ricorso in appello, ma la commissione centrale (CCEPS) dà ragione a Pepe. L’intera procedura, tuttavia, era già finita nel mirino del procuratore di Lecce, Cataldo Motta, e del sostituto Paola Gugliemi che poco tempo fa ha iscritto Pepe nel registro degli indagati con l’accusa di abuso d’ufficio. I guai per Minelli, però, non sono finiti: dopo un esposto anonimo inviato all’ordine dei medici e da Pepe girato all’autorità giudiziaria arrivano le ispezioni dei carabinieri del Nas, prima al centro Imid e poi anche a casa del medico che gli causano un avviso di garanzia per peculato. L’accusa è di aver utilizzato la struttura pubblica per fini privati. Il medico leccese non ci sta e il 24 luglio lascia dall’Imid. La regione Puglia tenta in tutti modi di trovare un sostituto per salvare il centro d’eccellenza, ma il bando regionale va deserto. L’Imid chiude. Nella struttura che Pepe aveva definito “cadente” e quindi non idonea, oggi sono ricoverati altri pazienti. Coloro che avevano trovato in quel centro la soluzione ai propri problemi di salute hanno in parte seguito Minelli in una struttura privata e contemporaneamente hanno raccolto firme, inviato esposti alla Procura, organizzato persino conferenze stampa senza tuttavia alcun risultato. La mobilità attiva che portava denaro alle casse dell’Asl non solo è azzerata, ma la regione Puglia è costretta a pagare i viaggi della speranza di quanti hanno deciso di curarsi fuori dal territorio pugliese. E in alcuni casi anche all’estero con voli di stato pagati dai contribuenti.

I VOLI DI STATO. Dei 26 milioni di euro spesi nel 2013 per voli di Stato, infatti, un quarto è destinato ai viaggi umanitari e sanitari: al trasporto, cioè, di pazienti gravi, in attesa di trapianto o di intervento salva-vita. Tra gli atti in possesso del Fatto c’è una meta che torna ripetutamente dal 2011 ad oggi: Londra. A bordo soprattutto pazienti affetti da Mcs, diretti al “Breakspear Medical Group”, un centro che, secondo Giuseppe Genovesi, immunologo dell’Umberto I di Roma, è l’unico in grado di curare la malattia in Europa anche se il ministero della Salute non ha validato in Italia quelle terapie. Nonostante ciò i voli autorizzati sono stati 68 in tre anni. L’Imid si è sempre impegnato nella cura e nell’assistenza degli ammalati di Mcs di fatto costituendo un freno alle costose autorizzazioni per cure all’estero. Uno dei casi più emblematici – antecedente alla chiusura dell’Imid – è quello di una bambina di sei anni per la quale nel 2011 il prof. Genovesi ha richiesto volo di Stato e cure a Londra. La commissione scientifica del Veneto per lo studio della Mcs ha negato il volo: quelle terapie non sono valide. Non solo. Il centro londinese è privato e non convenzionato. Insomma non è un ospedale dato che chiude ogni giorno alle 17, non è attrezzato per le emergenze e non prevede ricoveri. I genitori della bambina si sono rivolti al Centro Imid ottenendo un nuovo “no” al volo di Stato. Infine è stata la magistratura a dare ragione alla famiglia disponendo il volo di Stato per Buffalo, in America. La piccola e la sua famiglia sono lì dal 2011. Quella che per i medici veneti e salentini era un’asma acuta costa alla Asl di Lecce 198mila euro all’anno: spese necessarie per pagare la permanenza in America nonostante il centro non abbia mai risposto alla richiesta di aggiornamenti sulle terapie applicate e sulla situazione di salute della piccola.

di Francesco Casula e Mary Tota

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