Veniva considerata la “mamma di tutti”, per quella sua vita passata a difendere e lottare per i diritti lgbt, contro le violenze e le discriminazioni di genere. In prima fila sempre, nonostante la malattia. Per questo oggi, un’intera parte di Bologna piange per la scomparsa di Flavia Madaschi, presidente della sezione bolognese di Agedo, l’associazione che riunisce i genitori di gay, lesbiche e trans. È morta nella notte tra il 6 e il 7 gennaio, a 72 anni, per una grave malattia.

A dare l’annuncio è stato il presidente di Agedo nazionale, Fiorenzo Gimelli, sul sito dell’associazione. “Era mamma Agedo combattiva e punto di riferimento per la comunità Lgbt”. Subito dopo è arrivato l’annuncio dell’Arcigay di Bologna, con poche righe scritte su Facebook. “Ci ha lasciato la nostra mamma. Ha lottato con noi, per noi, tra noi. Sempre, fino all’ultimo giorno. L’ha fatto con amore, con saggezza, con tanta passione, infondendoci il suo coraggio. Saremo più sole e più soli da oggi, ma con un impegno in piu’ da onorare”. E proprio al Cassero, la storica sede dell’Arcigay bolognese, sabato 10 gennaio ci sarà una cerimonia laica per ricordarla. Non solo: il direttivo del circolo, su proposta delle attiviste e degli attivisti, ha deciso di intitolare a Madaschi il centro di documentazione lgbt. “Flavia era un carrarmato – è il ricordo del senatore Pd e presidente onorario di Arcigay Sergio Lo Giudice – determinata a lottare contro le ingiustizie e instancabile nel fare la sua parte. Per questo ci mancherà non solo il suo grande affetto ma anche la sua preziosa azione”.

In molti, tra i messaggi di addio, hanno ricordato il discorso pronunciato al Gay Pride di Bologna del 2014, durante una delle sue ultime apparizioni pubbliche. Dal palco si era scagliata contro l’omofobie e ogni forma di discriminazione. “”Gli omofobi sono vigliacchi. È facile in quattro o in cinque circondare una persona. Ma quando come oggi i numeri s’invertono, tutto cambia. Il Pride è un giorno. Il resto dell’anno è una battaglia continua per i nostri figli”. E chi le domandava il perché della partecipazione dei genitori al Pride rispondeva così: “Chiedetemi invece come facciamo ad aiutare tutti i giorni quei genitori che affrontano con enormi difficoltà l’omosessualità o la transessualità dei figli”.

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