Misurare precisamente le distanze interstellari è sempre stato un grande problema degli astronomi. Che oggi potrebbe essere risolto grazie a un anello e all’occhio di Sauron. Nulla a che fare con il Signore degli Anelli, quanto piuttosto con i buchi neri. Secondo una ricerca pubblicata su Nature dal Niels Bohr Institute di Copenhagen e dall’Università di Southampton, infatti, per calcolare la distanza di una galassia lontana basta studiare il buco nero che si trova al suo interno e l’anello di polvere che lo circonda.

Per dimostrarlo, gli scienziati hanno preso ad esempio quello che si trova al centro di una galassia classificata dagli astronomi come NGC4151, e che per la sua somiglianza con un occhio infuocato ha preso in prestito il nome dall’Oscuro signore della saga di J.R.R.Tolkien. “Quando il gas che si trova intorno al buco nero cade al suo interno, si riscalda ed emette radiazione ultravioletta. Questa raggiunge l’anello di polveri che orbita a grande distanza intorno al buco nero stesso, riscalda le polveri che a loro volta emettono altra radiazione, stavolta visibile all’infrarosso”, ha spiegato Darach Watson, autore dello studio.

Gli scienziati hanno studiato il buco nero che si trova al centro della galassia NGC4151 chiamata Occhio di Sauron 

“Usando potenti telescopi che si trovano sulla Terra, possiamo registrare quanto tempo passa tra una e l’altra emissione e sapendo la loro velocità (viaggiano a quella della luce) possiamo calcolare la distanza tra buco nero e anello di polveri”. Mettendo poi a confronto questa distanza con lo spessore apparente del disco di polveri si può determinare la distanza tra noi e la galassia. Con una precisione molto maggiore di quella che si aveva finora: “Se prima sapevamo che l’Occhio di Sauron poteva essere ad una distanza che oscillava tra 13 e 95 milioni di anni luce, oggi sappiamo che si trova esattamente a 62 milioni di anni luce dalla Terra”, ha spiegato ancora Watson.

Calcolare questa distanza con tanta precisione, inoltre, ha aiutato anche a stimare la massa del buco nero stesso. “Abbiamo scoperto che è circa il 40% maggiore di quello che pensavamo. E ciò potrebbe valere anche per tutti gli altri buchi neri supermassivi dell’universo”, ha continuato il ricercatore. “Misurare con maggiore precisione le distanze nell’universo potrebbe aiutarci a capire a che velocità si sta espandendo e quanti milioni di anni ha, che sono ancora dei grandi misteri dell’astronomia”.

Lo studio su Nature

di Laura Berardi

Dal Fatto Quotidiano del 1° dicembre 2014

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