La sua visita al circolo Mazzini non era attesa, così quando si è presentato i primi ad essere colti di sorpresa sono stati i suoi stessi “ragazzi”, gli attivisti del Movimento. Beppe Grillo arriva senza preavviso alla manifestazione di chiusura della campagna elettorale del Movimento 5 Stelle per le Regionali in Emilia Romagna. Il leader M5s si unisce al vicepresidente della Camera Luigi Di Maio e alla candidata governatrice Giulia Gibertoni. “Puntiamo a 5 o 6 consiglieri, non a vincere, ma questo si sa, ora dovete camminare sulle vostre gambe, tocca a voi“.

L’Emilia Romagna è la terra dei primi successi elettorali del Movimento 5 stelle, ma anche il posto dove i grillini hanno cominciato a frammentarsi tra espulsioni e faide interne. Se il clima a livello nazionale è sempre più teso, tra difficoltà del gruppo dei parlamentari a Roma e malumori degli attivisti, la preoccupazione ora è per le elezioni Regionali. “Non scoraggiatevi”, dice il leader, “siamo molto determinati, non abbiamo più bisogno dei giornali e della televisione”. Una dichiarazione che getta una luce nuova sulla campagna elettorale: se Matteo Salvini imperversa da settimane in lungo e in largo in Emilia e in Romagna, dove si sono fatti vedere anche Giovanni Toti, Renato Brunetta e Ignazio La Russa, Grillo non si era ancora visto. Una decisione che, si commenta in ambienti cinquestelle, farebbe preludere ad un cambio di strategia comunicativa.

“Sono stato un po’ fuori, perché questo è un momento molto particolare. Basta che adesso entri qualcuno e mi urli ‘Basta Grillo’ e subito ecco i titoli. Io sto defilato per una ragione di tattica. Anche se ora loro, i candidati e gli eletti, cammineranno con le loro gambe, sono in grado di andare avanti benissimo, io rimango un po’ dietro. Poco, non troppo”. Grillo arriva al Circolo Mazzini, quartiere generale del gruppo 5 stelle di Bologna, intorno alle 22. Parla davanti a 200 persone, soprattutto attivisti e militanti, quelli che passano i weekend a raccogliere firme ai banchetti. “In parlamento? Dovremmo uscire”. Grillo si sente a casa, fa analisi e autocritica. Dà consigli su come muoversi. “Noi dovremmo stare nelle strade nelle piazze. In Parlamento abbiamo delle difficoltà. Ci hanno messo in un angolo. Si vede”.

Poi va avanti.  Ricorda le contestazioni incontrate a Genova, durante l’alluvione, e a Roma, da Paola Taverna. “Il problema è che ci hanno impastato in mezzo agli altri partiti. Sono andato a Genova dove alcuni ragazzini mi hanno detto di andare a spalare il fango. Se la sono presa con me, mi vedevano come politico perché ero l’unico presente. Anche alla Taverna è successa la stessa cosa. Ma capisco questo lato. Ed è questo il pericolo: ci confondono con i politici. Per questo noi dobbiamo affermare la nostra identità, ossia quella di cittadini che stanno lì due legislature poi tornano a fare quello che facevano prima”.

Sul voto di domenica mette le mani avanti. Sa che l’Emilia Romagna è ancora enclave del Pd, impossibile da espugnare. Ed è consapevole che puntare troppo in alto si potrebbe rivelare un autogol. “Qui faremo un bel risultato. Ma il bel risultato per me è mettere dentro 4 o 5 consiglieri, non è prendere la presidenza. Non siamo a caccia di una poltrona a tutti i costi. E in Calabria forse non dovevamo presentarci. Quando non ci sono i requisiti o i meet up hanno lavorato male e sono uno contro l’altro, non dobbiamo correre a tutti i costi. Ci sono infiltrati da tutte le parti. Adesso è il momento di fare pulizia”.

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