Silvio Berlusconi ha perdonato Matteo Renzi. L’ha perdonato anche se era tra i politici che hanno chiesto più attivamente la sua decadenza da senatore perché “giovane ed impulsivo”. L’ex Cavaliere intervistato Bruno Vespa nel suo ultimo libro “Italiani voltagabbana”, racconta così il cambiamento del suo rapporto con il presidente del Consiglio prima e dopo il patto del Nazareno per le riforme: “Nella vita ho imparato a comprendere e a perdonare l’impulsività dei giovani”.

E poi continua elogiando il leader Pd: “Matteo è un eccezionale comunicatore e un grande lavoratore. E’ molto coraggioso. E ha altre due doti che io non ho mai avuto: la fortuna e la temerarietà. In politica sono molto importanti”. In quanto al merito del contenuto del patto con Renzi, Berlusconi specifiche che il fatto che si parli anche dell’elezione al Colle conta poco. Tradotto: il Pd, quando sarà la volta di eleggere il nome del dopo Napolitano, avrà bisogno dell’appoggio di Forza Italia. “Sarebbe un patto superfluo: i voti di Forza Italia saranno comunque necessari per eleggere il prossimo presidente”. E al giornalista che gli ricorda come l’eurodeputato azzurro Giovanni Toti sostenga ci sia un patto scritto, Berlusconi specifica: “Non esiste nessun documento. Toti ha visto un appunto redatto da Denis Verdini come suo promemoria”.

E poi chiude annunciando che quando sarà finito il periodo di assegnazione ai servizi sociali, pensa di continuare le visite alla Sacra Famiglia di Cesano Boscone. “D’altra parte sono stato sempre vicino al mondo dell’assistenza”.

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