Non c’è solo la richiesta di arresto inviata alla Camera per concorso esterno e turbativa d’asta, su cui la giunta per le autorizzazioni a procedere si esprimerà il 22 agosto (ma è probabile il rinvio). Adesso arrivano anche le parole del boss pentito dei Casalesi, Antonio Iovine, ad accusare il deputato di Forza Italia ed ex presidente della Provincia di Napoli, Luigi Cesaro che ha sempre respinto ogni accusa a suo carico. In un interrogatorio del 28 luglio nel carcere dell’Aquila, il collaboratore di giustizia – che in questi mesi ha rivelato molti possibili intrecci tra camorra e politica – ha raccontato al pm della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, Cesare Sirignano, i presunti rapporti tra il politico e i clan. Adesso quel verbale è agli atti del Tribunale del Riesame che dovrà pronunciarsi sulla richiesta di revoca dell’ordinanza di custodia avanzata dai legali del parlamentare.

Ma cosa ha detto Iovine su Cesaro? “Di lui avevo già sentito parlare nel corso di una riunione tra me, Michele Zagaria e Nicola Panaro nel 2005 o 2006 a Casapesenna, in un’abitazione nella disponibilità di Zagaria”. Era una riunione come tutte le altre, chiarisce ‘o Ninno, nel corso della quale però Panaro riferì che “il politico Cesaro aveva interessi nella realizzazione di un affare ad Aversa indicato come Texas”.

Panaro, secondo il pentito, chiese al gruppo se fosse possibile avvicinarlo: “Ricordo che Zagaria Michele, per nulla meravigliato dell’informazione, si assunse l’impegno di avvicinare Cesaro e di aggiornarsi sull’affare”. Dopo avere sottolineato che Zagaria aveva “ottimi rapporti” con i clan di Sant’Antimo, il Comune di cui il parlamentare è originario, Iovine spiega che Cesaro era in contatto, in particolare, con il capozona di Aversa Corrado De Luca, il quale parlava di lui come “una persona che senza alcuna difficoltà sarebbe stata avvicinata”. “Per fare un esempio chiarificatore – mette a verbale il boss pentito – dico che lo stesso avrei fatto io se qualcuno mi avesse chiesto di avvicinare Nicola Cosentino. In quel caso, infatti, al mio interlocutore avrei immediatamente risposto che avremmo potuto facilmente rivolgerci al fratello Giovanni”.

Le parole di Iovine su Cesaro vanno ad aggiungersi a quelle dell’altro collaboratore Luigi Guida, che ha guidato per lungo tempo la fazione Bidognetti del clan dei Casalesi. La testimonianza di Guida rappresenta il cuore dell’inchiesta della Dda che ha portato i magistrati napoletani a chiedere l’arresto del parlamentare di Forza Italia. Secondo l’ipotesi accusatoria, numerosi appalti pubblici sono stati assegnati illegalmente a ditte vicine al clan, con l’estromissione forzata di imprese concorrenti. Tra gli appalti sospetti c’è quello per la costruzione di un impianto sportivo a Lusciano. Nell’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto di Napoli Giuseppe Borrelli e dai sostituti Antonello Ardituro, Giovanni Conzo, Marco Del Gaudio e Cesare Sirignano, sarebbero coinvolti ex amministratori pubblici, l’ex consigliere regionale Nicola Ferraro e due dei fratelli del deputato Cesaro.

Ma di Cesaro ha parlato anche un pezzo da novanta della criminalità organizzata napoletana come Raffaele Cutolo, capo della Nuova camorra organizzata che tra la fine degli anni Settanta e gli anni Ottanta ingaggiò una sanguinosa guerra con la Nuova Famiglia, una confederazione di clan creata dal boss Michele Zazza, i fratelli Nuvoletta e Antonio Bardellino. O’ prufessòre, intercettato in carcere mentre è a colloquio con la nipote Rosetta, dice riferendosi al parlamentare azzurro: “Faceva il mio autista mi deve tanto”.

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