“Terremoto” è la parola utilizzata da Manuel Valls, il premier francese, e un po’ da tutti in Francia per definire il risultato eccezionale ottenuto dal Front National di Marine Le Pen alle europee: un trionfo (è diventato il primo partito del Paese, un francese su quattro ha votato per il partito di estrema destra), di sicuro atteso, ma non con queste dimensioni. La vittoria, al di là degli allarmismi (la Le Pen chiede di sciogliere il Parlamento e il Presidente François Hollande ha convocato un vertice d’emergenza all’Eliseo lunedì mattina), non dovrebbe avere conseguenze a livello nazionale, dove di sicuro i socialisti, sebbene screditati a livello elettorale, resteranno imperterriti al potere fino al 2017, quando sono previste le nuove legislative e soprattutto le prossime presidenziali. Ma di un terremoto politico si tratta, senza ombra di dubbio.

Front National, un nuovo passo in avanti – Il partito ha ottenuto più del 25% dei consensi, quattro volte la quota di voti strappata nelle precedenti elezioni europee, nel 2009. Finora il record storico di voti risaliva alle ultime presidenziali, quelle del 2012, che avevano portato all’elezione di Hollande. All’epoca, al primo turno, la Le Pen era stata votata dal 17,9% dei francesi. Lei si era ritrovata alla guida dell’Fn nel gennaio 2011 e da allora, sostenuta dal compagno Louis Aliot, suo vero e proprio stratega, ha portato avanti un’operazione di dédiabolisation, come la chiamano da queste parti, lo sdoganamento dell’immagine fortemente nazionalistica e addirittura razzista ereditata dal patron di sempre del Front, suo padre, Jean-Marie Le Pen. E’ chiaro che il risultato delle ultime europee rappresenta un ulteriore passo in avanti della zarina dell’estrema destra, che nelle campagna ha puntato sui suoi cavalli di battaglia (l’uscita dall’euro, rifiuto del rigore imposto da Bruxelles e ritorno alla sovranità nazionale), senza mai cadere (abilmente) negli eccessi.

I giovani votano per Marine. E tramonta il bipolarismo di sempre C’è chi sottolinea l’esigua percentuale dei francesi che è andata a votare (il 43%) ma, d’altra parte, la quota è superiore a quella delle europee 2009. E ci sono altri dati, emersi dai primi sondaggi resi noti dopo il voto, che, invece, fanno pensare che il consenso per la Le Pen sia reale. Innanzitutto il fatto che sotto i 35 anni sia stato il 30% a votare Front National, quindi una percentuale superiore rispetto a quella generale. Fra gli operai è stato addirittura il 43% a optare per la formazione della le Pen, segno che la donna sta facendo breccia nelle classi più popolari. Nelle comunali di marzo il partito aveva già riscosso un grosso successo, imponendosi in undici municipalità, nonostante un sistema elettorale che non premia il terzo incomodo rispetto a sinistra e destra. Va detto, fra l’altro, che l’imporsi dell’Fn come primo partito del Paese rompe per la prima volta proprio quel bipolarismo su cui da sempre è fondata la vita politica francese. Ennesimo segno di un terremoto…

Destra: è arrivata l’ora di giocare la carta Sarkozy? – Il Front National ha distanziato l’Ump, il partito di centro-destra, di oltre quattro punti percentuali. Si tratta di un cattivo risultato (almeno rispetto al 2009, quando al potere c’era un Nicolas Sarkozy altamente popolare), ma non di una disfatta (anche se, elemento preoccupante per questa formazione politica, l’elettorato è troppo vecchio: ottiene il 25% sopra i 65 anni contro il 20,3% a livello generale). L’attuale segretario del partito, comunque, Jean-François Copé, che non ha mai convinto, potrebbe abbandonare il suo posto già nei prossimi giorni. Scatterebbe forse l’ora del rientro ufficiale ed esplicito sulla scena politica di Sarkozy. Che, in realtà, nei giorni scorsi aveva già fato delle dichiarazioni, auspicando un fronte franco-tedesco a livello europeo, per sospendere immediatamente il trattato di Schengen. Quell’uscita non sembra aver favorito l’Ump, ma Sarkozy ha ancora buone possibilità di riportare la destra “costituzionale”, come la si chiamava un tempo, ai successi di una volta. tanto più che a queste europee il centro, tradizionale alleato dell’Ump, ha strappato il 10%.

Ps e Hollande allo sbaraglio I socialisti hanno ottenuto il 14,7% dei suffragi. E’ un record minimo. Al di là della frenesia mostrata dopo i risultati da vari dirigenti del partito e la convocazione immediata da parte dell’Eliseo di una riunione di emergenza (l’allarmismo rispetto al trionfo della Le Pen può anche essere interpretato come uno strumento per impaurire gli elettori che hanno scelto proprio il Front National), i socialisti dovrebbero restare al potere fino al 2017 e non indire nuove elezioni come, invece, chiede la zarina dell’estrema destra. Ma con un appoggio della popolazione risicatissimo. Il nuovo premier Valls, nominato dopo le comunali di marzo, una sorta di “rottamatore” alla Renzi, non è riuscito a recuperare consensi, nonostante abbia preso rapidamente diverse misure. Le divisioni all’interno del partito si fanno sempre più ampie. E l’ala sinistra del Ps è sempre più polemica e insofferente nei confronti di Hollande e compagnia.

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