Il Pd non può dividersi tra chi, come il sottoscritto, i ministri e il presidente del Consiglio, si assume le responsabilità, ci mette la faccia, fa le mediazioni, e chi insulta ogni giorno, dicendo che il governo fa solo marchette e facendo il “duro e puro” preparando una pre-campagna elettorale“. Sono le dure parole di Stefano Fassina, intervistato da Giovanni Minoli durante la trasmissione “Mix24”, su Radio24. Il dimissionario viceministro dell’Economia commenta amaramente la battuta di Matteo Renzi (“Fassina chi?”): “Non me la sono presa per la battuta in sé, ma per il messaggio politico chiaro che quella battuta conteneva. L’obiettivo di Renzi è Enrico Letta, non io. Ma c’è un problema di ambiguità nella posizione della segreteria del Pd rispetto a questo governo. Io vorrei che ci fosse un chiarimento definitivo tra Renzi e Letta”. E spiega: “E’ legittimo e doveroso che un segretario eletto con una così larga maggioranza chieda una svolta nell’iniziativa del governo. Ma altro è la caricatura distruttiva e quotidiana che ricorda Berlusconi negli ultimi mesi del governo Monti. Il problema” – continua – “è che Renzi e Letta fanno parte dello stesso partito e l’Italia non può permettersi una guerra di logoramento tra il Pd e il governo. Auspico che le mie dimissioni servano a un chiarimento per andare avanti convinti, con una svolta nel governo, come chiede il segretario del partito”. E aggiunge: “In Renzi c’è un’ambiguità che va sciolta, vedo un atteggiamento che non è utile al Pd, al governo e soprattutto all’Italia. Non stiamo parlando di giochi interni, ma del governo di un Paese che è in drammatiche emergenze economiche e sociali”. Fassina precisa: “Il mio gesto è un po’ disperato, è fatto con sacrificio, perché non l’ho fatto con leggerezza, ma ha l’obiettivo di un’assunzione collettiva di responsabilità”. Il deputato definisce “complicata” la prospettiva di un imminente governo Renzi e osserva: ” Io capo dell’opposizione interna? I renziani sono in difficoltà, io ho posto un problema politico di rapporto tra Pd e governo. Certamente non andrò a casa, continuerò a dare il mio contributo dalla Camera, e lavorerò per una rifondazione culturale e politica del Pd, perché credo che ce ne sia bisogno”

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