Chissà come ci rimarrà il sindaco di Roma Ignazio Marino quando saprà che la polizia municipale del suo collega Virginio Merola ha denunciato la sua pittrice preferita per imbrattamento. Succede anche questo a Bologna dove i vigili hanno depositato alla procura della repubblica un esposto contro Alice Pasquini, 33 anni, artista visual, scenografa, illustratrice con all’attivo oltre mille opere in giro per il mondo. Di lei si sono occupati i maggiori quotidiani nazionali e internazionali, tra i quali il New York Times, che in un suo articolo segnalava come l’artista italiana avesse contribuito a risanare coi suoi affreschi una zona della città una volta in preda ai vandali. Perfino il Tg1 nella sua rubrica culturale aveva voluto intervistarla. Eppure ad Alice – in questi giorni impegnata in un tour nel sud est asiatico, dove oltre a dipingere i muri di Saigon e Jakarta, ha tenuto delle lezioni nei college di Singapore – toccherà trovarsi un buon avvocato, perché il reato che le viene contestato prevede sino a un anno di reclusione e una multa sino a 1.000 euro.

Galeotto fu un banalissimo articolo di giornale. Il 29 settembre 2013 la pittrice rilascia infatti una breve intervista al quotidiano locale Corriere di Bologna, che su due paginoni parla della campagna contro i writer lanciata a Bologna dal sindaco Virginio Merola e dalla procura della repubblica: “Stretta contro i writer”, campeggia sui titoli. Nell’intervista Alice, che qualche giorno prima era stata sotto le Due torri, ammette: “Ho lasciato le mie tracce in zone che mi hanno colpito”. Poi spiega di avere disegnato alcune sue opere in diverse parti del centro, dando anche le indicazioni precise: in via Centotrecento, in una fermata della zona Bolognina, in via Mascarella, in via del Pratello e in via Zamboni. “Ho deciso di firmare con il mio vero nome, dipingere durante il giorno e presentarmi a volto scoperto. Mi prendo i miei rischi”. Alla domanda se sia mai stata multata, risponde: “Per fortuna i pochi vigili che ho incontrato sono stati tolleranti”.

Mai affermazione fu più sbagliata, soprattutto a Bologna dove il Reparto sicurezza urbana e antidegrado della polizia municipale, una volta letto l’articolo sguinzaglia i suoi agenti che accertano la presenza dei piccoli affreschi e la denunciano a pie’ pari come fosse uno dei tanti writers che ogni giorno imbrattano i muri, i portoni e spesso i monumenti di Bologna. Per questo ora Pasquini è indagata ai sensi dell’articolo 639 del codice penale, imbrattamenti appunto, aggravati dall’articolo 81, perché il reato è stato continuato.

Alice Pasquini, come ha fatto anche nel caso di Bologna, firma sempre le sue opere con lo pseudonimo di Alicé. Solo grazie a questo i vigili sono risaliti all’artista e hanno chiesto i suoi estremi anagrafici alla polizia municipale della Capitale. Proprio il neo sindaco del comune di Roma nei mesi scorsi aveva voluto una tela di Alice per arredare il nuovo sportello per i rapporti con i cittadini. Su Facebook la pagina dedicata alla sua attività ha quasi cinquantamila ‘mi piace’ e oltre all’arte di strada nella sua carriera vanta collaborazioni con marchi come Nike, Range Rover, Toyota, Microsoft, Gazzetta dello Sport. Ma a Bologna è solo un’imbrattatrice.

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