Per riformare l’articolo 138 e manipolare la cassaforte della Costituzione non ci sono esitazioni: il ministro Gaetano Quagliariello ha parlato in aula, il voto s’avvicina. Ma per la decadenza di Silvio Berlusconi non c’è tanta voglia di accelerare. La Giunta per il Regolamento, che doveva esaminare la richiesta dei Cinque Stelle per avere il voto palese in aula, su suggerimento dei regolatori Anna Maria Bernini (Pdl) e Francesco Russo (Pd), ha rinviato la decisione al 29 ottobre. Vuol dire che palazzo Madama non si esprimerà prima di novembre sul Cavaliere.

Qualche ora prima, la conferenza dei capigruppo di palazzo Madama aveva diffuso il calendario di fine ottobre: non c’è un momento utile per sancire la decadenza già approvata in Giunta. Oltre all’ostruzionismo dei berlusconiani, la prudenza dei democratici e le riflessioni sul regolamento, la decisione è stata influenzata dal ritardo di Dario Stefàno: il presidente della Giunta per le Elezioni e le Immunità, nonostante la seduta conclusiva di ieri sera, non ha ancora inviato la pratica a Pietro Grasso

La settimana prossima al Senato ci sarà il decreto Imu con dibattito a oltranza perché il testo va approvato entro il 30 per evitare la scadenza, poi ci sarà una sospensione – dal 28 al 31 prima del ponte santi-morti – perché nelle commissioni si lavora al Bilancio. Il Cavaliere è riuscito a superare indenne ottobre, aggrappato al seggio di palazzo Madama e ora deve sperare che il Tribunale di Milano faccia presto e sia lieve: deve – per paradosso – tifare per i giudici. Perché la corte d’Appello deve ricalcolare l’interdizione dai pubblici uffici, rispedita in secondo grado dalla condanna in Cassazione: la prima udienza è prevista per sabato. Le date che s’incrociano potrebbero offrire un aiuto ulteriore. La decadenza resta complicata. I giorni decisivi saranno quelli del ponte di novembre: invocare i santi per non diventare morti.

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