“Io mi sono preso l’impegno che in tempi rapidissimi, quindi significa marzo, massimo primi di aprile, noi chiudiamo questa procedura”. È il 10 gennaio 2013, Walter Bellomo, geologo, membro della Commissione per la Valutazione d’impatto ambientale (VIA) è al telefono con un suo collega del ministero dell’Ambiente, che sta trattando in quei giorni la pratica per approvare il progetto della Cispadana. Si tratta di un’opera sponsorizzata dal Pd, la prima autostrada regionale in Italia, avversata da anni dalle popolazioni dell’Emilia, tra Reggiolo e Ferrara, le stesse popolazioni colpite nel frattempo dai disastrosi terremoti del 2012. Ora, nell’ambito della maxi-inchiesta della procura di Firenze sugli appalti Tav, che ha portato agli arresti tra gli altri dell’ex governatrice Pd dell’Umbria Maria Rita Lorenzetti e lo stesso Bellomo, anche lui militante Pd, spuntano le conversazioni telefoniche che hanno riguardato anche l’iter per l’approvazione della grande opera emiliana.

Le carte della Cispadana arrivano alla VIA il 3 ottobre 2012. Bellomo, è quanto scrive il gip Angelo Antonio Pezzuti, si dà da fare immediatamente per velocizzare l’iter burocratico in cambio di alcuni favori. L’ingegnere palermitano prende contatti con Cinzia Cammarata, dirigente di CoopSette, colosso delle cooperative rosse emiliane e in quanto tale anche dirigente di ARC, il consorzio creato per costruire la Cispadana, di cui CoopSette è tra i principali azionisti. “Siccome giustamente io sto forzando un po’ la mano… e Francesco Di Mino e Giuseppe Chiriatti [entrambi componenti della commissione VIA e non indagati, ndr] non avranno la possibilità di venire avendosi letto tutte le carte (…), la cosa che ti chiedo – spiega Bellomo a Cammarata – è comunque di evidenziare tutte le criticità che ci possono essere così da evitare un secondo sopralluogo”. Sempre con Cinzia Cammarata (che non è indagata), Bellomo si premura affinché sia preparata una relazione sintetica per la commissione: “Avete messo in crisi i miei poveri commissari (…) visto che oggi ci hanno liquidato in mezz’ora dicendo: ‘No no… abbiamo già capito tutto … però tornate con la sintesi’”. Bellomo prosegue rivolto alla rappresentante dei costruttori dell’autostrada: “Ora tu devi fare una cosa (…) perché noi vogliamo raggiungere l’obiettivo, perché non li possiamo costringere a studiarsi tutte queste carte”.

Chi sembra avere perso di vista l’obiettivo comune invece è il commissario Di Mino. Il 10 gennaio 2013 Bellomo ribadisce a Giuseppe Chiriatti che il loro collega nella commissione VIA sembra non reggere più una cosa “molto più grossa di quello che lui possa fare”: “Se lui ha questa difficoltà perché capisce che il problema è troppo grosso per poterlo lui affrontare in maniera adeguata, io cercherò… non ci vuole niente: lo sostituiamo. Non è che ora casca il mondo”. Chiriatti dal canto suo sembra pronto a occuparsi del problema personalmente: “Walter ti stoppo subito. Me la vedo io. Se lui ha difficoltà prendo la referenza e vado avanti, non ti preoccupare ci penso io”. A far dubitare Bellomo è stata la reazione di Di Mino a un’obiezione presentata dall’associazione ambientalista Wwf in commissione VIA: “Se lui [Di Mino] parte dal presupposto ‘Ah! ma io c’ho un’osservazione del Wwf che mi dice che il lavoro è inutile e quindi poi facciamolo approvare un progetto che c’è il Wwf che mi dice che è inutile’…”. Bellomo è preoccupato: “Io mi sono preso l’impegno che in tempi rapidissimi chiudiamo questa procedura. Lui [Di Mino] non sta lavorando per raggiungere questo obiettivo, perché se lui vuole raggiungere questo obiettivo, già come dire, è partito male”.

A metà dicembre 2012 Bellomo scrive un messaggio a Cammarata spiegandole dell’approvazione da parte della commissione dei pareri sul Put e sulle varianti di autorizzazione paesaggistica. “È il mio regalo di Buon Natale!”, scrive Bellomo. Ma a metà gennaio il giochino si interrompe: Walter Bellomo è oggetto di una perquisizione della Guardia di Finanza il 17 gennaio. Anche l’ex governatrice Lorenzetti quel giorno riceve la visita delle fiamme gialle. L’inchiesta della procura di Firenze sta portando i primi frutti. L’affare della Cispadana per Bellomo è ormai una rogna: “Sì, ho qualche problema”, spiega al telefono al commissario Di Mino. “No no… fai quello che ti consiglio io: fai una nota in cui metti in evidenza la difficoltà del problema e la necessità di aspettare”. Poi senza mezzi termini conclude: “Nello specifico io di questa cosa non me ne voglio occupare più”.

Secondo il giudice per le indagini preliminari Pezzuti che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare, Walter Bellomo, che a febbraio 2013 è stato a un passo dalla candidatura in parlamento col Pd, ha tratto da tutto questo intreccio di contatti, compreso l’affaire Cispadana, una serie di vantaggi come consulenze professionali, assunzioni di parenti. Tutte cose incompatibili con la sua funzione di pubblico ufficiale, che dovrebbe valutare quei progetti, per i quali invece le imprese si rivolgevano a lui cercando un’approvazione più rapida. Nei giorni scorsi il Movimento 5 Stelle in parlamento, il consigliere regionale Giovanni Favia e i comitati dei cittadini hanno chiesto di fermare il progetto dell’opera alla luce degli svuiluppi giudiziari.

La replica. “Mi sono occupato della cosa solo nelle fasi embrionali”, spiega a ilfattoquotidiano.it Giuseppe Chiriatti, membro della commissione VIA che compare nelle intercettazioni. “Dal 9 dicembre sino a marzo ho infatti avuto gravi problemi di salute: a dicembre e gennaio ancora dialogavo, ma da febbraio sono stato in rianimazione. Non ero in condizioni di poter valutare i documenti. Sì, ci fu forse qualche telefonata, ma si parlava di cose che poi si sarebbero dovute comunque valutare dopo. Io poi fui estromesso dal gruppo che si occcupava del tema. In quel periodo – ha proseguito Chiriatti – avevo sentito anche l’ingegnere Di Mino, referente del gruppo, e ho potuto dare una mano iniziale nell’andare a fare una disamina di tutta la documentazione, ma poi sono scomparso dalla vicenda”.

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