L’Ue rivedrà nei prossimi giorni le relazioni con l’Egitto e adotterà misure per questo obiettivo. Questo in sintesi il messaggio del comunicato in cui il presidente Herman Van Rompuy e il presidente della Commissione Manuel Barroso chiedono alle parti di dar prova di moderazione contro una escalation della violenza. E’ la prima risposta dell’Europa da quando sono cominciati gli scontri nel Paese. Scontri che rischiano di continuare ancora oggi: secondo quanto riferito da fonti di polizia, nella giornata odierna sono stati uccisi 38 membri dei Fratelli Musulmani, in seguito ad un assalto della Fratellanza ad un convoglio che stava trasferendo in carcere 45 manifestanti arrestati. Ieri, invece, dopo lo sgombero della moschea al-Fath che ha portato alla morte di 79 persone e all’arresto di 250 con l’accusa di terrorismo, i manifestanti schierati a favore dell’ex presidente deposto Mohamed Morsi avevano annullato le proteste per motivi di sicurezza, ma un corteo è partito comunque dopo la fine della preghiera nella moschea di el Raia al Cairo ed è diretto verso il palazzo presidenziale.

E’ di 79 morti il bilanciodegli scontri di ieri in Egitto. Lo riferisce il governo egiziano citato dall’agenzia di Stato Mena.

Non ci sono invece ulteriori dettagli sullo sgombero della moschea al Fath, dove venerdì sera si erano rifugiati un centinaio di sostenitori del deposto presidente islamico Mohamed Morsi. Le forze dell’ordine hanno “preso il pieno controllo” dell’edificio sparando dai blindati contro il minareto. Davanti al luogo di culto ci sono stati anche scontri tra i sostenitori e gli anti-Morsi. Mentre il partito Giustizia e libertà, braccio politico della Fratellanza, invitava su twitter a dirigersi verso la moschea per “salvare i dimostranti che si trovano all’interno”.

Il premier egiziano ha intanto proposto al governo lo scioglimento dei Fratelli musulmani e l’esecutivo sta ora valutando questa ipotesi. Dopo il “venerdì della collera”, che ha lasciato nelle strade del Cairo 173 morti, non accenna quindi ad abbassarsi la tensione in Egitto. “Il popolo egiziano è sceso in piazza il 30 giugno (giorno della deposizione di Morsi, ndr) contro il fascismo teologico e religioso” dei Fratelli musulmani e di Morsi, ha detto in conferenza stampa a Heliopolis il consigliere strategico della presidenza ad interim egiziana, Mustafa Hagazy. A scaldare ulteriormente il clima è anche la notizia che Aman el Badia, figlio 38enne della guida dei Fratelli musulmani, è stato ucciso ieri da colpi di arma da fuoco a piazza Ramses al Cairo, come ha annunciato la stessa Confraternita. 

FERMATI QUATTRO GIORNALISTI ITALIANI – Negli scontri sono stati fermati dai militari quattro giornalisti italiani. “Sono stati identificati e saranno rilasciati a breve e riaccompagnati in albergo”, ha fatto sapere Giovanni Toti, direttore di Studio Aperto e del Tg4, “secondo quanto ci hanno detto ora dall’Unità di crisi e da Palazzo Chigi, con cui siamo in contatto da stamattina dopo aver perso i contatti con la nostra inviata Gabriella Simoni. Mi è stato riferito che oltre ai due di Mediaset, la Simoni e l’operatore Arturo Scotti, sono stati fermati due giornalisti Rai”. 

AMNESTY: “INDAGARE SU ABUSO DI FORZA DELL’ESERCITO” – Il ministero dell’Interno egiziano fornisce intanto i dati sugli arresti eseguiti dalla polizia: “Il numero degli elementi dei Fratelli musulmani fermati è arrivato a 1.004“, ha riportato Sky News citando il ministero dell’Interno e precisando che 558 sono stati fermati al Cairo. Amnesty international invece ha sollecitato un’inchiesta “approfondita e imparziale sulla violenza che, a partire dal 14 agosto, ha accompagnato lo sgombero dei sit-in di protesta al Cairo”. In un comunicato dell’organizzazione internazionale per i diritti umani si precisa che secondo i ricercatori di Amnesty presenti nella Capitale egiziana, le forze di sicurezza hanno usato una forza letale non necessaria e violato la promessa di consentire un’uscita sicura dai sit-in alle persone rimaste ferite. Un livello, si legge nel comunicato, senza precedenti di violenza ha causato oltre 600 morti nel Paese. “Ci sono pochi dubbi, sulla base delle prime testimonianze e delle altre prove che abbiamo raccolto, che le forze di sicurezza abbiano agito con un profondo disprezzo per la vita umana. Per questo, c’è urgente bisogno di un’inchiesta approfondita, imparziale e indipendente”, ha dichiarato Philip Luther, direttore del ‘Programma Medio Oriente e Africa del Nord’ di Amnesty international.

Anche Foad Aodi, presidente di Amsi (Associazione medici stranieri in Italia) e Comai (Comunità mondo arabo in Italia) si accoda alla denuncia: “L’atrocità del massacro è tale che arrestano, feriscono ed uccidono chi dà aiuto ai sostenitori di Morsi”. Secondo Aodi, in questi giorni sono stati uccisi 20 medici che recavano aiuto ai feriti ed altri 50 sono stati arrestati.

PAPA FRANCESCO: “FEDE E VIOLENZA SONO INCOMPATIBILI” – “Preghiamo per la pace in Egitto”. Con queste parole Papa Francesco si è rivolto ai fedeli riuniti in piazza san Pietro, al termine della recita dell’Angelus. Il pontefice ha aggiunto che “fede e violenza sono incompatibili“, spiegando: “Il Vangelo non autorizza affatto l’uso della forza per diffondere la fede. E’ proprio il contrario. La vera forza del cristiano è la forza della verità e dell’amore, che comporta rinunciare ad ogni violenza”.

CHIESA COOPTA SI SCHIERA CON ESERCITO CONTRO “TERRORISTI”- La Chiesa copta egiziana ha espresso il suo sostegno alle forze di sicurezza per fermare “la violenza dei gruppi armati”. In una nota diffusa all’indomani del venerdì della collera i religiosi scrivono: “La Chiesa copta egiziana sta seguendo i drammatici sviluppi nel nostro Paese e sottolinea la sua ferma posizione al fianco della polizia egiziana, delle forze armate e delle altre organizzazioni dei cittadini egiziani che si oppongono alla violenza dei gruppi armati e al terrorismo“, si legge nella nota, citata dal sito web di al-Arabiya. “Mentre apprezziamo la sincera e amichevole posizioni di chi capisce la natura degli eventi – è aggiunto – deploriamo le falsità dei media che stanno prevalendo nei Paesi occidentali”. La Chiesa copta ha quindi invitato l’Occidente a “leggere obiettivamente i fatti, senza dare copertura politica internazionale a questi terroristi e gruppi sanguinari”.

FARNESINA: NON PARTITE. MA ALITALIA E MERIDIANA CONFERMANO VOLI – La Farnesina ha sconsigliato i viaggi in tutto l’Egitto, “in ragione del progressivo deterioramento del quadro generale di sicurezza”, ribadendo ai connazionali già presenti nei resort la necessità di “evitare escursioni fuori dalle istallazioni turistiche ed in particolare nelle città”. E precisando che “nelle località turistiche del Mar Rosso (Sharm el Sheikh, Marsa Alam, Berenice e Hurgada) e in quelle della costa nord (Marsa Mathrou, El Alamein), non si registrano al momento incidenti né indicazioni di rischio per l’incolumità dei connazionali presenti, anche se, in ragione del continuo evolvere degli eventi non sono da escludere azioni dimostrative legate alla situazione di generale instabilità del Paese”.

Alitalia ha annunciato di non avere cambiato il proprio operativo dei voli da e per l’Egitto, confermando che i collegamenti con Il Cairo sono al momento “regolari”. E anche Meridiana ha confermato le tratte, sottolineando che i voli operati tutto l’anno su tre località egiziane – oltre a Il Cairo, Sharm El Sheik e Marsa Alam – dagli scali nazionali “sono assicurati, anche per favorire a rotazione il rientro dei molti turisti già prenotati”.

Dalle agenzie di viaggio, però, arrivano indicazioni contrarie. Il tour operator Veratour dopo la comunicazione ufficiale del ministero degli Esteri ha sospeso “per cause di forza maggiore, temporaneamente, tutte le partenze per le destinazioni di Sharm el Sheikh (villaggio Veraclub Queen Village), Marsa Alam (villaggi Veraclub Elphistone e Veraclub El Quseir) e Marsa Matrouh (villaggio Veraclub Jaz Oriental).

E anche la stragrande maggioranza dei tour operator che aderiscono ad Astoi Confindustria Viaggi ha annullato le partenze per l’Egitto e sta contattando tutti i clienti in partenza per fornire loro alternative, congelare il viaggio o concordare il rimborso.

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