L’inceneritore di Parma può ripartire. Il Tar ha accolto la richiesta della multiutility Iren di sospendere il provvedimento con cui la Provincia e il Comune avevano imposto lo stop dell’impianto a inizio luglio. Un’istanza presentata dalla società in attesa che il tribunale amministrativo discuta nel merito la questione dell’agibilità del forno di Ugozzolo su cui si è basato lo stop dell’attività imposto dai due enti locali. I giudici hanno condannato l’amministrazione comunale Cinque stelle a pagare 2mila euro per le spese legali e hanno fissato il 9 ottobre l’udienza in cui analizzeranno il travagliato iter a singhiozzo che ha portato prima all’accensione e poi allo spegnimento dell’impianto alle porte della città, tra richieste di permessi, perizie, pareri positivi e negativi dati da Provincia e Comune alla multiutility.

Fino ad allora però i rifiuti potranno ancora bruciare nel forno, già nei prossimi giorni la società che gestisce il Polo ambientale integrato potrà riprendere l’attività di smaltimento che, dopo una fase preliminare, era già cominciata in via provvisoria lo scorso 29 giugno. L’amministrazione Cinque stelle aveva dato un parere negativo sul certificato di agibilità all’impianto richiesto da Iren, dichiarando in seguito di non essere competente sul rilascio del documento, e la Provincia aveva quindi disposto il blocco. Di qui il ricorso della società e la richiesta, in attesa di conoscere il verdetto sulla diatriba, di sospendere il provvedimento e di poter riaccendere il forno.

I giudici del Tar hanno dato via libera a Iren, riscontrando “una evidente contraddittorietà e perplessità nell’agire amministrativo” e hanno riconosciuto la complessità che comporta la discussione su quale ente sia titolare del rilascio del titolo richiesto, che richiede “un approfondimento nel merito”. I magistrati hanno anche tenuto conto del danno economico in cui la multiutility può incorrere mantenendo fermo per l’estate l’impianto, rilevando “un rilevante pregiudizio incombente” per Iren che deriverebbe “dagli ingenti oneri finanziari cui essa risulterebbe esposta”.

Ogni giorno in cui il forno non brucia infatti Iren rischia di perdere non solo i ricavi dello smaltimento e della vendita dell’energia prodotta dalla combustione, ma anche gli incentivi statali, i cosiddetti “certificati verdi” per la produzione di energia da fonti alternative. Si tratta di 4,5 milioni di euro per 15 anni, che rischiano di sfumare per il ritardo nell’accensione dell’impianto, anche se la multiutility ha fatto di tutto per accelerare i tempi del cantiere e partire nei limiti temporali stabiliti dalla legge. Proprio per questo la società aveva minacciato di chiedere i danni per questa sospensione a Comune e Provincia, come già aveva fatto nel 2011 per lo stop imposto dall’ex sindaco Pietro Vignali, per cui ora Iren reclama 28 milioni di euro. Per il Comune di Parma, e ora anche per la Provincia, anche questa pausa di quasi un mese potrebbe portare a un conto salato.

Ora però il camino può ricominciare a bruciare, nonostante i tentativi di opposizione del sindaco Federico Pizzarotti e dell’amministrazione Cinque stelle, rientrando nella tabella di marcia che prevedeva per la fine di settembre il funzionamento dell’impianto a pieno regime. A meno di nuovi colpi di scena a ottobre, l’accensione dei prossimi giorni potrebbe essere quella definitiva, visto che anche il Tar nelle sue motivazioni ha riconosciuto che il permesso edilizio non è scaduto, come invece sostenevano no termo e Comune.

Con il pronunciamento del Tar dopo l’estate, Parma potrebbe diventare a tutti gli effetti l’ultima città in Regione in cui viene avviato un inceneritore. E questo, nonostante i dati sulla raccolta differenziata del 2011 mettano la città ducale al primo posto per il recupero dei rifiuti in Emilia Romagna. Lo ha confermato la campagna informativa “Chi li ha visti” realizzata dall’assessorato regionale all’Ambiente in collaborazione con il Conai e Arpa, che ha preso in considerazione il recupero di carta, imballaggi in plastica, acciaio e alluminio, vetro, legno, umido e verde. Secondo l’analisi, la città ducale con 72 chilogrammi di rifiuti raccolti con la differenziata, è al primo posto su tutte le altre province per il recupero della carta (99 per cento) e per gli imballaggi di plastica (91 per cento). Parma primeggia anche nel vetro con il 100 per cento del materiale recuperato, mentre si classifica al secondo e terzo posto per quanto riguarda l’umido (97 per cento) e il verde (98 per cento). Dati di eccellenza, che però non toglieranno alla città il primato di essere l’ultima provincia ad accendere un forno per lo smaltimento dei rifiuti.

“L’ordinanza del Tar – ha commentato il presidente della Provincia Vincenzo Bernazzoli – ha confermato la linearità del comportamento della Provincia sia quando, nel maggio 2013, ha negato il nulla osta all’avvio dell’impianto; sia quando, nel giugno 2013, lo ha rilasciato salvaguardando la competenza del Comune in materia di rilascio dell’agibilità”. Il presidente ha anche sottolineato come la decisione abbia “correttamente cercato di evitare alla collettività parmigiana il rischio di pagare a Iren rilevanti danni, il che evidenzia ulteriormente l’equilibrio della decisione del Tar”. Delusione invece dai Cinque stelle e da piazza Garibaldi: “Non ci aspettavamo una decisione di questo genere – ha commentato l’assessore all’Ambiente del Comune Gabriele Folli – Ovviamente rispettiamo il pronunciamento del tribunale e restiamo in attesa dell’udienza sul merito. Prima di esprimere altre valutazioni, ci riserviamo un confronto con i nostri legali per avere un quadro più completo della situazione”.

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