Anche la legge sull’omofobia slitta a settembre, insieme all’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti e alla diffamazione a mezzo stampa. Dopo l’inizio della discussione generale sul provvedimento da parte di una Camera deserta in ogni ordine di posti, con 28 iscritti a parlare e non più di 22 deputati ad ascoltare, l’aula non ha potuto che rinviare le votazioni, dato anche l’ingorgo da parte di numerosi decreti in attesa di conversione. Uno slittamento che per un verso realizza quella “moratoria” sui temi eticamente sensibili chiesta tra gli altri dal ministro ciellino Maurizio Lupi, ma che non incontra ostilità neanche da parte delle componenti laiche del Pd, come di Sel, dal momento che consentirà di aggirare eventuali forme di ostruzionismo di marca confessionale. Infatti, in base al regolamento della Camera, quando trascorre più di un mese tra l’inizio della discussione generale e il voto, i tempi vengono contingentati.

Osserva in proposito il democratico Ivan Scalfarotto, primo firmatario di uno dei testi in esame e relatore della legge, che “non si tratta di un rinvio dovuto a ragioni politiche, ma a semplici esigenze tecniche”. La Camera aveva infatti calendarizzato l’inizio dell’esame della normativa sul contrasto all’omofobia e la transfobia verso fine luglio per approvare la legge in agosto. “Ma l’ostruzionismo che ha rallentato l’aula nel mese di luglio ha rinviato tutto, compresa la discussione sull’omofobia, che abbiamo iniziato ieri sera– continua Scalfarotto – Ad agosto ormai non c’è tempo per votare, quindi dobbiamo andare per forza a settembre”. La stringata formulazione attuale del provvedimento, frutto di una lunga mediazione in commissione giustizia per opera soprattutto del democratico Scalfarotto, di fatto estende la legge Mancino, punendo “l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi o fondati sull’omofobia o transfobia”. Sul piano penale viene introdotta l’aggravante di omofobia e transfobia.

Il fronte cattolico chiede l’introduzione di una clausola di salvaguardia che consenta a chi si dichiara favorevole solo ai rapporti eterosessuali di non essere perseguito per questo, sostenendo che in realtà la legge consente già di perseguire comportamenti violenti senza bisogno di aggravanti. L’introduzione di un’aggravante di omofobia e transfobia nel codice non risolve però l’attuale impossibilità di estendere alle coppie omosessuali i diritti riconosciuti agli altri cittadini, a cominciare dal matrimonio, nonostante la aperture in questa direzione anche da parte del Pdl, dove Giancarlo Galan si è fatto promotore di una proposta di legge per il riconoscimento delle coppie gay. Ha ottenuto all’interno del partito il sostegno espresso dell’ex radicale Daniele Capezzone e di Laura Ravetto, ma anche la risoluta opposizione del fronte clericale capitanato da Eugenia Roccella e Carlo Giovanardi.

Una legge, quella sull’omofobia, criticata da chi ritiene che non rientri tra le priorità della politica attuale. Roccella non manca di considerare “assurdo che in un momento in cui il paese aspetta risposte ai problemi della crisi, e in cui il parlamento è affollato di decreti in scadenza, si insista a voler inserire a tutti i costi anche la legge sull’omofobia” come avvenuto con l’inizio della discussione generale. Un iter in realtà ampiamente noto al programma dei lavori della Camera, per quanto il quotidiano della Cei Avvenire lo abbia definito “blitz notturno”, augurandosi che il mese di sospensione possa ispirare i parlamentari a un ripensamento. Ma se Roccella viene in parte accontentata da Montecitorio, visto che la legge sarà rinviata a settembre, l’effetto del rinvio sarà impedire l’ostruzionismo di marca confessionale.

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