Il 2013 inizia male per l’amministrazione comunale di Piacenza. Nell’ultima riunione di maggioranza è infatti tornato d’attualità il contenzioso sull’ex Macello, che rischia di far sborsare alle casse comunali ben 5 milioni di euro a causa di pratiche “viziate da inadempienze” da parte di ex dirigenti ora in pensione.

Già da qualche anno le ditte incaricate dei lavori in quell’area sono contrapposte al Comune di Piacenza. La questione riguarda il cantiere in via Scalabrini dove nel febbraio 2008 è sorto l’Urban Center, una sorta di cittadella del sapere. Un contenzioso, ormai giunto alle battute conclusive, che non solo sta andando male (anche secondo l’avvocatura comunale il rischio di sconfitta è molto alto) ma che soprattutto, in caso di sconfitta, porterà Palazzo Mercanti a dover versare 5 milioni di euro di indennizzo. 

Il sindaco Paolo Dosi ha confermato che il contenzioso è in atto e ha chiesto rassicurazioni all’ufficio legale: “Da parte nostra c’è tutta la volontà di portarlo fino all’ultimo grado di giudizio. Contestiamo una perizia di parte condizionata e carente sotto il profilo dei contenuti” ha spiegato a ilfattoquotidiano.it, precisando che “ormai ogni grosso appalto è sottoposto a contenziosi, da parte delle aziende perdenti – a Piacenza è avvenuto anche per Borgo Faxhall e l’area ex Acna – però siamo consapevoli del tema aperto ma crediamo di avere ancora garanzie per farne fronte”. Certo è che, se il Comune è pronto ad arrivare in Cassazione, la partita è meno semplice del previsto.

L’affare risale al 2005 e le ditte che avevano avuto in appalto i lavori di restauro dell’area fecero ricorso contro il Comune per un “accertamento tecnico preventivo”, ossia uno strumento peritale previsto dal codice di procedura civile, per attestare che i lavori fossero effettivamente eseguiti al Macello. Una causa che trae origine dal contenzioso in corso con il Comune già da aprile, quando il cantiere si fermò perché gli operatori – le ditte romane Donati (capogruppo di una cordata con Tirrena Lavori e Dema Costruzioni) e Soved – decisero di recedere dal contratto d’appalto ravvisando motivi di contestazione.

Interruzione dei lavori, non digerita dal Comune, che fece seguire una diffida. Il ricorso poi, presentato da Donati e da Soved, era teso ad accertare quanti fossero stati i lavori effettuati da ciascuna delle due ditte secondo i rispettivi ambiti di competenza. La giunta decise così di tutelarsi contro il doppio ricorso costituendosi in giudizio.

Da allora sono passati sette anni e la situazione è solamente degenerata, invece di risolversi. Le pratiche, firmate da ex dirigenti oggi in pensione, a causa dei “vizi d’inadempienza”, potrebbero portare il Comune a rivalersi proprio contro di loro per non dover iniziare l’anno con l’imprevisto salasso.

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