Provate voi a fare il direttore generale in Rai. Siete uomini d’affari e ne avete visti di ogni forma e risma, di soldi. Siete dirigenti spietati, e ne avete ordinate di società schizofreniche. Palazzo Chigi ha calato Luigi Gubitosi dentro viale Mazzini, a rischio e pericolo di un trauma indelebile. Perché chiunque può pensar male del servizio pubblico televisivo, ma poi, afferrandone un pezzo, s’accorge che è peggio. Vuoi mettere, però, Susanna Petruni? Gubitosi l’ha conosciuta qualche settimana fa. O meglio: l’ha cercata al telefono per una memorabile cazziata. Venti agosto, una sera d’estate, uffici deserti e palinsesti spenti, il serioso direttore generale comunica: domani farò visita a Uno Mattina. Apriti ipocrisia: mazze, ramazze e parrucchieri. La redazione stira lo studio, e i dipendenti anticipano la colazione e si riuniscono per simulare l’entusiasmo. E le frasi di rito: super mega direttore galattico, che piacere averla qui. Gubitosi è puntuale, ore 6:30. Per questi tecnici del potere, la forma è sostanza pura.

Il programma è un incrocio diabolico tra il canale (Rai1) e il telegiornale (Tg1): uno spazio ciascuno, una scaletta ciascuno. Gubitosi è seduto, proprio lì, dietro le telecamere. Assiste ai servizi curati da Rai1: inchieste, dibattiti, approfondimenti. Poi arriva la Petruni, nel senso che arriva il suo momento, ma lei non è fisicamente a Saxa Rubra: è in vacanza, a riposo. Il vicedirettore responsabile di Uno Mattina è dispersa in riva al mare. Ma è come se fosse accanto a Gubitosi, che comincia a indurire i muscoli facciali quando l’incolpevole Alberto Matano presenta dei bizzarri cantanti a cappella vestiti di giallo e nero (quelli che si esibiscono senza musica). E prosegue il martirio con un tipo di strana pubblicità – non a pagamento – al benessere termale e in particolare a Chianciano: quasi mezz’ora autogestita. Nonostante il sole in quell’istante sia concentrato sul vicedirettore Petruni, Gubitosi s’avvampa e s’abbronza. Aspetta lo stacco pubblicitario, quello vero, e s’avvicina contrariato a Matano: “Che roba è questa? Non capite che state facendo propaganda occulta? Questa è una televisione pubblica! Chi è il responsabile?”. Non c’è. Matano vorrebbe scomparire, ma non può. E il nome di Susanna Petruni illumina il direttore generale, che non si preoccupa di interferire fra l’illustre giornalista – illustre anche per i gioielli a forma di farfallina regalati da B. – e le ferie agostane. Poi racconteranno a Gubitosi, e se non l’avranno raccontato potrà rimediare, che la Petruni ha l’abitudine – dicono i colleghi maligni – di offrire un pezzo di programma a un posto, un ristorante, un albergo, un chirurgo plastico, un dietologo di fama, un sarto di confine che incontra prima e forse durante le vacanze estive, autunnali e natalizie.

Non vanno scomodati i segugi di viale Mazzini. Un mese prima del fattaccio, già di carnagione dorata, la Petruni intratteneva il pubblico di Chianciano celebrando i benefici di queste acque termali. A Chianciano è di casa. A proposito di case, Gubitosi organizza un sopralluogo a Saxa Rubra. Incontra Corradino Mineo (Rainews) e poi decide: pranzo qui, c’è una mensa. Stile americano, un po’ ruffiano, però funziona. Tra la sede di Rainews e lo stanzone ospedaliero ci sono scarsi 300 metri, un marciapiede sproporzionato ricoperto da una tettoia di plastica. Gubitosi si guarda intorno, non capisce, e chiede: “Che cos’è? A che serve?”. A Saxa Rubra non si verificano tempeste amazzoniche. Ma un passante suggerisce: “Diretto’, se tratta der dragone cinese!”. E il diretto’: “Curioso questo investimento…”. L’esperienza in mensa va digerita in fretta, cibo di bassa qualità, piatti di carta, lavastoviglie spesso rotta. Il dragone cinese l’ha voluto il vicedirettore generale Gianfranco Comanducci, un uomo che adora prevenire. A volte finisce per curare.

Rientriamo in viale Mazzini, mancano un paio di giorni alla cerimonia d’apertura delle Olimpiadi di Londra. Gubitosi cerca un’anima pia con cui scambiare quattro chiacchiere. Capire. Una figuraccia l’aveva già collezionata, il dg. Assunto a tempo indeterminato, poi pentito e precario. Come tutti. Dov’è Comanducci? E i suoi collaboratori? Uno squillo lungo, l’avvocato amico di Cesare Previti risponde: “Siamo a Londra. Ci sono varie convenzioni da sbrigare”. Ingenuo, Gubitosi riflette: “Ma le Olimpiadi stanno per iniziare”. Il vicedirettore domanda, preoccupato: “Prendiamo subito un biglietto per l’Italia?”. E il capo, perfido: “No, tranquillo, ci sentiamo al ritorno”. Gubitosi non si fida di nessuno e nessuno si fida di Gubitosi. C’è diffidenza tra il potere politico e il potere economico. Il direttore generale ignora i consiglieri, d’accordo con il presidente Anna Maria Tarantola non vuole convocare il Cda più di una volta al mese. Massimo due, se proprio volete cincischiare. Un alieno in Rai fa un bizzarro rumore. 

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