“Il governo ha risanato il Paese. Ora tocca alle imprese”. La pensa così il ministro del Lavoro, Elsa Fornero. “L’Italia ha sicuramente recuperato maggiore solidità finanziaria e immagine. Al punto in cui siamo, ora il nostro compito è quello di convincere le imprese a investire. Nonostante le difficoltà, micro e macroeconomiche, credo che il nostro Paese sia in grado di vincere la scommessa della ripresa”, ha aggiunto l’ex vicepresidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo nel corso di un’intervista rilasciata al quotidiano della Fiat, La Stampa. Senza entrare nel merito, però, delle promesse disattese dal Lingotto relativamente al piano di 20 miliardi di investimenti per l’Italia. 

Ma neanche dell’enorme mole di crediti vantanti dalle imprese nei confronti della pubblica amministrazione, cioè almeno 90 miliardi di euro, con tempi di pagamento che arrivano a superare i due anni, come recentemente confermato anche dal presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, secondo il quale “abbiamo imprese che falliscono con i crediti. E’ una situazione sulla quale dobbiamo intervenire. Il ministro Passera ha promesso di intervenire con circa 30 miliardi con un primo intervento, ma non è sufficiente”.

Il riferimento è ai decreti estivi che hanno sbloccato la certificazione dei crediti vantati dalle imprese nei confronti degli enti locali e delle amministrazioni statali; la possibilità di compensare i debiti con il Fisco e iscritti a ruolo con i crediti con la Pa ovvero quella di ottenere un pagamento in titoli di Stato per un massimo complessivo di 2 miliardi.

La Fornero ha poi solo sfiorato il tema del credito che non arriva ammettendo che “le restrizioni finanziarie rischiano di penalizzare la crescita”, anche se secondo il ministro “costituiscono un prerequisito necessario. Le crescite basate sul disavanzo di bilancio valgono solo a breve termine, mente la strategia del rigore è una premessa di carattere normativo, indispensabile per un progetto più duraturo”. Insomma  “c’è molto da fare” per il ministro per la quale resta “essenziale la riforma del mercato del lavoro, a partire dalla necessità di arginare la precarietà. L’occupazione giovanile è scarsa, e in gran maggioranza precaria. Di qui l’esigenza di superare questi ostacoli”.

Intanto secondo il rapporto Analisi sui Pagamenti delle Imprese Italiane – Euler Hermes (Allianz) pubblicato da Oipa Magazine i mancati pagamenti delle imprese in Italia hanno proseguito il trend di crescita anche nel primo semestre 2012, che registra sul mercato interno un progresso del 32% (+10% per l’export), mentre l’indice di severità nel mercato domestico è cresciuto del 4 per cento.

Lo studio prevede, inoltre che nel 2012 i tempi di pagamento si allungheranno peggiorando la posizione finanziaria delle aziende che saranno obbligate a cercare altre fonti di finanziamento. “L’allungamento dei tempi di pagamento aggrava anche la posizione finanziaria delle imprese italiane. I 24 giorni di gap tra l’incasso della fattura e il pagamento dei creditori, obbligherà l’impresa a cercare altre fonti di finanziamento che inevitabilmente finiranno per indebolire la struttura finanziaria e patrimoniale delle Pmi”, recita il rapporto secondo il quale la dilazione media nei pagamenti concessa dai fornitori alle imprese è di 83 giorni, contro i 107 medi necessari per l’incasso dal cliente finale.

Difficile trovare però sponda presso le banche, con i primi due istituti del Paese, Intesa Sanpaolo e Unicredit, che stanno stanno continuando ad aumentare le riserve di denaro fresco per far fronte al previsto aumento delle insolvenze.

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