Fino a dove si spingerà la volontà di Hollande di copiare l’altro François? Qualcuno a Parigi già pensa a una possibile cerimonia al Panthéon. Era il 21 maggio 1981: dopo aver preso possesso dell’Eliseo (Valéry Giscard d’Estaing se ne ando’ via a piedi…), François Mitterrand, presidente socialista vittorioso pochi giorni prima, praticamente 31 anni fa, si fece gli Champs Elysées in macchina scoperta, primo bagno di folla. E poi, dall’Hotel de ville, il municipio parigino, se ne ando’ a piedi fino al Panthéon, dove riposano le anime della grande Francia. Arrivò lì con la gente che premeva dietro. Sulle note dell’Inno della gioia, Mitterrand entrò dentro il mausoleo, solo, davanti a una macchina da presa: rimasero tutti fuori. In mano il Presidente teneva tre rose rosse. Da lasciare sulle tombe di Victor Schoelcher, che abolì la schiavitù. Di Jean Jaurès, il pacifista. E di Jean Moulin, l’eroe della Resistenza. Hollande ripeterà anche questo cerimoniale?

Gesti e postura: tutto come re François. Durante la campagna, Sarkozy ha accusato il rivale di scimmiottare Mitterrand: il tono della voce durante i discorsi pubblici, quella rabbia contenuta, una certa gravità. Ma lo stesso Paul Quilès, che fu il direttore strategico della campagna del candidato socialista nel 1981, ha ammesso l’esistenza di “formule ed espressioni intere riutilizzate da Hollande”. Durante il dibattito tv, lo scontro Hollande-Sarkozy di mercoledì scorso, il primo per ben due volte ha detto: “E’ di tutte le forze della Francia che abbiamo bisogno”. Pari pari il medesimo slogan utilizzato da Mitterrand fra il primo e il secondo turno nel 1981. Hollande, copiando il padre putativo, ha a tratti sfiorato la superstizione, come quando ha deciso di tenere il suo ultimo meeting prima del ballottaggio a Tolosa. Dove re François concludeva sempre le sue campagne.

Una strategia politica comune: allearsi con l’estrema sinistra. Hollande, a soli 27 anni, nel lontano 1981, venne subito chiamato all’Eliseo dal nuovo Presidente come collaboratore. Lo ha conosciuto bene. E, al di là delle apparenze, nel 2012 ne ha riesumato la stessa tattica: per vincere mettere insieme tutta la sinistra («rassemblement», altra parola mitterrandiana utilizzata di continuo da Hollande). E cosi’, come il primo François coinvolse anche i comunisti di George Marchais, nel 2012 il secondo François ha ricercato l’appoggio di Jean-Luc Mélenchon, il leader del Front de gauche, una delle sorprese del primo turno.

Parallelismi tra 1981 e 2012: Valéry come Nicolas. Esistono altri elementi comuni fra le due presidenziali. Valéry Giscard d’Estaing, il rivale di Mitterrand nel 1981, era arrivato al potere nel 1974 con l’immagine di un uomo nuovo, proprio come Sarkozy nel 2007. Per la precisione si ispirava a John Kennedy. Voleva svecchiare la destra e più in generale la Francia. Al pari di Sarkozy, anche Giscard d’Estaing fece molte promesse: troppe, la maggior parte rimaste inevase. Come Sarkozy, inizio’ con una popolarità alle stelle e fini’ bassissimo nei sondaggi, anche per certe derive nella vita privata. L’accusa di aver ricevuto diamanti in regalo dal dittatore africano Bokassa. E poi quello strano episodio, una notte del 1974, quando il Presidente, regolarmente sposato, fece un incidente a Parigi con la Ferrari prestata dal regista Roger Vadim. Una bella donna si trovavava con lui a bordo : il nome di una nota attrice circolo’ nella capitale… I francesi scoprirono la sua doppia vita. Il suo lato, si direbbe oggi, bling bling: le stesse critiche rivolte oggi a Sarkozy, ai suoi Rolex, al suo giro di amici nel jet-set.

Le differenze tra i due François. Hollande ha come riferimento preciso la socialdemocrazia di Jacques Delors. I riferimenti di Mitterrand erano molto più ambigui: personaggio assai machiavellico, ideologicamente difficile da classificare. Quanto al carattere, le differenza sono forti. Come ha ricordato a Le Monde un socialista della vecchia generazione, Louis Mermaz, «quando Mitterrand entrava in una stanza, camminava lentamente e aspettava, con uno sguardo grave, che il silenzio prevalesse. Quando terminava il suo discorso, si faceva applaudire, senza sorridere. Era un comandante, non c’è niente da dire. Hollande è diverso: sorride, apre le braccia, dà pure qualche bacio». Perfino i più stretti collaboratori chiamavano Mitterrand «Monsieur le président». Hollande lo chiamano tutti François. Almeno era cosi’ fino a oggi.

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