A Parma esiste una delle due Scuole per l’Europa d’Italia. Si tratta di istituti a disposizione dei figli di quei funzionari Ue che lavorano in trasferta. Nella città emiliana, infatti, ha sede l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa). C’è chi sostiene però che per questa istituzione, negli anni, si siano spesi un sacco di soldi pubblici. Troppi. In più, a Parma, tutto il personale docente è in agitazione perché i loro contratti potrebbero non essere rinnovati e perché sono stati esclusi in massa da un concorso per nuove assunzioni. Ma andiamo con ordine.

Inizialmente la Scuola per l’Europa di Parma veniva gestita in economia. Ma nel 2009, con un decreto del Ministero per l’università e la ricerca (il numero 115 del 3 agosto), si è cominciato a fare le cose in grande. Oggi l’istituto, con un corpo docente di 78 unità per quasi 500 alunni, viaggia con un budget di spesa di circa 10 milioni l’anno. Nell’aprile del 2012 la Scuola per l’Europa di Parma cambierà sede, trasferendosi nella nuova mega struttura realizzata presso il Campus universitario parmigiano. Si tratta di un plesso costato 30 milioni di euro. Tutto in fondi pubblici, un po’ emanazione del Ministero dell’istruzione e un po’ del fondo Cipe, spesi solo ed esclusivamente per trasferire aule ed uffici dalla sede storica di via Saffi a quella prossimamente operativa.

Qualcuno parla però di sproporzione nella distribuzione delle risorse. “Mediamente – spiega Francesca Bertolini della Adida dell’Emilia Romagna, un’associazione di docenti precari – le scuole della nostra regione hanno maturato un debito che si aggira tra i 2 e i 3 milioni di euro. Con 30 milioni si potrebbe quindi risanare la loro economia, oppure pagare circa 1.800 stipendi di docenti precari

Salvatore Pizzo, portavoce di “Maestre e Maestri autoconvocati di Parma e Provincia” è ancora più esplicito: “L’istituzione di una nuova scuola ci ha fatto molto piacere, ma è grave che intorno ad essa la politica, tutta unita, ha deciso di trovare il modo di spendere una cifra abnorme. La Scuola europea ha una sua sede nel centro di Parma, e bruciare circa 32 milioni per costruire un mega complesso è uno schiaffo ai precari della scuola. ‘Per risparmiare’, in tre anni, hanno tagliato circa 132 mila posti nel solo settore scuola a livello nazionale e nel Parmense ne sono stati eliminati 360”.

L’avvio della nuova sede della Scuola per l’Europa di Parma, non sarà indolore proprio per i lavoratori. Gli insegnanti attuali – precari – saranno “tagliati”. È stato indetto un concorso per nuove assunzioni, ma sarà riservato a personale già di ruolo. C’è stato quindi un ricorso di massa per la sospensione di questo provvedimento, sul quale il Tar del Lazio dovrebbe pronunciarsi a giorni.

Il maggiore finanziamento per la nuova sede della Scuola per l’Europa è stato di 8,360 milioni di euro, deliberati dal Cipe il 26 giugno 2009 e controfirmati da Giulio Tremonti. L’amico del suo ex consigliere politico Marco Milanese, ovvero il commercialista di Voghera Guido Marchese, è stato nominato revisore dei conti lo scorso febbraio, ma su indicazione del Ministero per l’università e la ricerca. La Scuola per L’Europa di Parma, infatti, non rientra tra quegli enti pubblici – Ansaldo Breda Spa, Oto Melara Spa, Ansaldo energia Spa, Sogin Spa e Sace Spa – nei quali Marchese è membro del collegio sindacale e che oggi sono sotto la lente della procura di Napoli. Si vuole scoprire se dietro quelle cariche ci fu corruzione a favore di Milanese. Qualcuno ha accennato alla possibilità di una revoca dell’incarico parmigiano per Marchese, ma il diretto interessato lo ha negato decisamente.

La Scuola per l’Europa di Parma è uno dei pochi istituti medi in Italia dove si può conseguire il “baccalaureato”, ovvero il titolo di studio che apre le porte di tutte le università dei paesi europei. Ma a che prezzo… Per le altre scuole pubbliche e per le casse dello Stato!

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