“È da un anno che pensiamo di portare i ministeri al Nord. Non c’è nulla di inverosimile, anzi, a noi ci sembra una cosa normale. La capitale economica del nostro Paese qual è? Milano, ovviamente. Allora lì andrebbe il ministero dell’Economia. A Bologna, invece, potrebbe andare quello dell’Università e dell’Istruzione. Perché no?”. Il segretario della Lega Nord per l’Emilia, Angelo Alessandri lo ha ribadito pochi giorni fa, intervenendo a Modena all’indomani del referendum, per annunciare la creazione di gruppi autonomi del Carroccio all’interno di ogni Consiglio comunale.

Autonomi rispetto a chi? “Al Pdl, che troppe volte soffre l’attivismo della Lega. E quando soffrono sbagliano. Ma noi dobbiamo lavorare, non possiamo mica stare a raccontarcela”, ha messo in chiaro il deputato leghista. Dichiarazioni che oggi suonano come una sorta di riscaldamento prima della partita vera: quella di Pontida. Del resto in Emilia, la Lega ha iniziato a smarcarsi dai berlusconiani già prima del raduno di oggi. “Basta guardare a Bologna: lì il Pdl non ci ha creduto, e si è visto”, ha ribadito Alessandri, spargendo sale sulla ferita ancora fresca dal mancato ballottaggio nel capoluogo emiliano-romagnolo.

A proposito della dislocazione dei ministeri, però, quella che propone il leader emiliano del Carroccio è una variazione rispetto al tema ‘ufficiale’ rilanciato oggi dal raduno dei leghisti: bene trasferirli al Nord, ma chi ha detto che devono andare solo alla Lombardia? Alessandri, infatti, immagina il ministero dell’Università e dell’Istruzione a Bologna, mentre quello del Lavoro a Torino. L’Economia, invece, quella tocca indubbiamente a Milano.

“Poi bisogna vedere se si tratta di ministeri veri e propri, oppure di sedi di rappresentanza. La cosa, chiaramente, va studiata”, spiega prendendo come modello “la Germania, dove questo sistema esiste già”. Ma una cosa è certa: “È un’idea che sta prendendo corpo. Quando all’inizio noi facciamo le proposte, sono tutti contrari, ma poi…”, osserva e ricorda che “ad esempio, quando ho iniziato a parlare di federalismo, mi davano del razzista. Oggi sono d’accordo anche molti sindaci del Pd. Ecco, con i ministeri è la stessa cosa. Arriveremo anche a questo”.

Nel frattempo, però, “il centrodestra deve cambiare. La sberla che è venuta dal referendum può essere anche salutare: dobbiamo raccogliere il messaggio che ci viene dalla gente”, ammette il numero uno della Lega in Emilia (che a proposito di referendum aveva rivelato di essere favorevole al quesito sull’acqua pubblica). Il centrodestra deve cambiare anche leader? “Stiamo ragionando anche su questo”, ha tagliato corto.

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