Capitoli

  1. Matteo Messina Denaro è morto – Le bombe, i miliardi, le coperture e i misteri della latitanza: vita e segreti del boss delle stragi
  2. UN ARRESTO CLAMOROSO
  3. I MISTERI DELLA LATITANZA
  4. PRIMA LE BOMBE POI GLI AFFARI
  5. PADRINI E POLITICI
  6. L'ULTIMO PEZZO DEL PUZZLE
  7. LETTERE A SVETONIO
  8. FEMMINE E PALLOTTOLE
  9. GUARDIE, LADRI E COMPASSI
  10. ALLE ORIGINI DELLA PIOVRA
  11. MORIRE DA LATITANTE
  12. A CENA SOTTO CASA DI MATTEO
  13. UN BIGLIETTO PER CARACAS
  14. L'AMICO DI DELL'UTRI
  15. OMICIDI SENZA MOVENTE
  16. LA NAZIONALE DEI KILLER DI COSA NOSTRA
  17. “I PICCIOTTI SANNO TUTTE COSE”
  18. LA FINE DELLE BOMBE
  19. I SEGRETI DELLA SECONDA REPUBBLICA
Mafie

Matteo Messina Denaro è morto – Le bombe, i miliardi, le coperture e i misteri della latitanza: vita e segreti del boss delle stragi

Alla fine non è riuscito a fare come suo padre: morire da latitante. Un obiettivo che Matteo Messina Denaro ha fallito per pochi mesi: il cancro al colon, infatti, lo aveva costretto ad abbassare le difese e infine a finire nella rete della procura di Palermo. Quella stessa malattia che lo ha consumato soltanto nove mesi dopo l’arresto. Latitante dal giugno del 1993, l’anno delle bombe in Continente, Messina Denaro è stato l’ultimo boss delle stragi a finire in carcere dopo Totò Riina, i fratelli Giuseppe e Filippo Graviano, Leoluca Bagarella, Nitto Santapaola e Bernardo Provenzano. Nessuno di loro ha mai accettato di collaborare con la magistratura e raccontare come andarono le cose su quel biennio a colpi di tritolo che ha cambiato la storia d’Italia. Neanche l’uomo che tutti chiamavano u Siccu, ultimo destinatario di segreti incoffessabili. Per quattro volte, però, il mafioso malato di tumore ha accettato di rispondere ad alcune domande di Maurizio De Lucia e Paolo Guido, i magistrati che l’hanno arrestato. Sono le uniche occasioni in cui l’ex primula rossa di Castelvetrano parla davanti ai pm visto che, nei pochi mesi in cui è stato detenuto, ha sempre rifiutato di partecipare ai processi in cui era imputato. Da quello che è emerso finora durante quei quattro interrogatori il boss si è limitato a lanciare qualche messaggio, raccontando la sua verità e cercando di ridimensionare le sue responsabilità su alcuni delitti per cui è stato condannato. “Dottore De Lucia, io non mi farò mai pentito“, ha detto a un certo punto. Neppure quando era in fin di vita, insomma, ha voluto liberarsi la coscienza dai segreti di cui è stato l’ultimo destinatario. Ma chi era davvero Messina Denaro? Chi era questo boss appassionato di abiti di lusso, di orologi e di belle donne che è riuscito a scappare dalla giustizia per quasi trent’anni? Era davvero a conoscenza dei misteri delle stragi? Era davvero il custode delle carte sparite dal covo di Totò Riina, come dicevano i pentiti? O era soltanto l’ultimo sopravvissuto di una mafia che non esiste più?