Capitoli

  1. Matteo Messina Denaro è morto – Le bombe, i miliardi, le coperture e i misteri della latitanza: vita e segreti del boss delle stragi
  2. UN ARRESTO CLAMOROSO
  3. I MISTERI DELLA LATITANZA
  4. PRIMA LE BOMBE POI GLI AFFARI
  5. PADRINI E POLITICI
  6. L'ULTIMO PEZZO DEL PUZZLE
  7. LETTERE A SVETONIO
  8. FEMMINE E PALLOTTOLE
  9. GUARDIE, LADRI E COMPASSI
  10. ALLE ORIGINI DELLA PIOVRA
  11. MORIRE DA LATITANTE
  12. A CENA SOTTO CASA DI MATTEO
  13. UN BIGLIETTO PER CARACAS
  14. L'AMICO DI DELL'UTRI
  15. OMICIDI SENZA MOVENTE
  16. LA NAZIONALE DEI KILLER DI COSA NOSTRA
  17. “I PICCIOTTI SANNO TUTTE COSE”
  18. LA FINE DELLE BOMBE
  19. I SEGRETI DELLA SECONDA REPUBBLICA
Mafie

I SEGRETI DELLA SECONDA REPUBBLICA - 19/19

Di sicuro c’è solo che da quel momento iniziano a cadere nella rete quasi tutti i protagonisti di quella stagione di terrore. Tutti tranne uno. C’è chi si è pentito, chi è rimasto muto fino alla fine dei suoi giorni, chi dopo anni di silenzio ha cominciato a mandare strani messaggi. È quello che ha fatto Graviano: alcuni anni fa ha parlato di “imprenditori del nord che non volevano fermare le stragi”, sostenendo di aver avuto rapporti economici con Berlusconi, incontrato per tre volte a Milano. Brusca, invece, fa parte di quelli che hanno saltato il fosso per collaborare con i magistrati. Tra le altre cose, ha raccontato di una chiacchierata tra mafiosi. Si parlava di orologi di valore. A un certo punto, è Messina Denaro a intervenire: “Graviano ne ha visto uno al polso di Berlusconi che vale 500 milioni”. Brusca lo guarda e chiede: “Ma perché? Si vedono”. Il mafioso fa sì con la testa. Berlusconi, ovviamente, ha sempre smentito ogni virgola di questa storia, facendo annunciare querele dai suoi avvocati. Denunce che finora non risulta siano arrivate, a diversi mesi dalla scomparsa dell’ex presidente del consiglio. Che è morto mentre la procura di Firenze indagava ancora su di lui e su Dell’Utri: li sospetta di aver avuto un ruolo nelle stragi del 1993, quelle pianificate proprio da Messina Denaro e Graviano, il “secchio e la corda”, i pupilli di Riina. Il primo è riuscito a rimanere latitante per quasi trent’anni e alla fine al carcere duro ci trascorso solo qualche mese. Il secondo, invece, sta al 41 bis dal 1994, da quel blitz al ristorante Gigi il cacciatore. Oggi è lui l’ultimo boss a conoscere la verità delle stragi.