Capitoli

  1. Matteo Messina Denaro è morto – Le bombe, i miliardi, le coperture e i misteri della latitanza: vita e segreti del boss delle stragi
  2. UN ARRESTO CLAMOROSO
  3. I MISTERI DELLA LATITANZA
  4. PRIMA LE BOMBE POI GLI AFFARI
  5. PADRINI E POLITICI
  6. L'ULTIMO PEZZO DEL PUZZLE
  7. LETTERE A SVETONIO
  8. FEMMINE E PALLOTTOLE
  9. GUARDIE, LADRI E COMPASSI
  10. ALLE ORIGINI DELLA PIOVRA
  11. MORIRE DA LATITANTE
  12. A CENA SOTTO CASA DI MATTEO
  13. UN BIGLIETTO PER CARACAS
  14. L'AMICO DI DELL'UTRI
  15. OMICIDI SENZA MOVENTE
  16. LA NAZIONALE DEI KILLER DI COSA NOSTRA
  17. “I PICCIOTTI SANNO TUTTE COSE”
  18. LA FINE DELLE BOMBE
  19. I SEGRETI DELLA SECONDA REPUBBLICA
Mafie

UN BIGLIETTO PER CARACAS - 13/19

È anche sulla base di questa lunga esperienza sul campo che Paci ha ricostruito l’origine della carriera criminale di Messina Denaro. Il magistrato ha portato avanti un’indagine che ordine in 40 anni di carte giudiziarie dimenticate. Il risultato è stato proiettare una luce diversa non solo sul fondamentale ruolo che Matteo ha avuto nelle stragi, ma anche sulle alte connessioni stabilite in anni remoti dai Messina Denaro nel complesso panorama criminale. Paci ha scoperto che già negli anni ’50 don Ciccio Messina Denaro si era legato ai Cuntrera e Caruana: addirittura un esponente del clan dei Siculiana fu testimone di nozze del padre di Matteo. Negli anni ’60 i Cuntrera e Caruana lasciano la provincia di Agrigento per emigrare in Canada e poi anche in Gran Bretagna e Venezuela: diventeranno in breve tempo tra i principali narcotrafficanti del mondo. Si calcola che l’80 per cento della droga prodotta in Colombia arrivasse negli Stati Uniti passando da Caracas: lì era la gente di Siculiana che la distrubuiva. Il picco, secondo la Dea, viene raggiunto nel 1983: 3 miliardi di narcodollari riciclati dai mafiosi agrigentini, che lavoravano coi cartelli colombiani, da Pablo Escobar a Calì. l legame tra il Venezuela e i Messina Denaro spunta fuori anche da altre vecchie carte dimenticate. C’è un pentito di mafia, uno di secondo piano, che si chiama Franco Safina: vent’anni fa raccontò che Messina Denaro aveva un tesoro in Venezuela, creato dopo aver investito cinque milioni di dollari in un’azienda di pollame. Cinque milioni per un’azienda di pollame non sono un po’ troppi? Era pollame o era cocaina? Di Venezuela parla pure Salvatore Grigoli, il killer di don Pino Puglisi: negli anni ’90 era rimasto ferito dopo un attentato ad Alcamo. Con lui c’era Matteo, che gli disse: “Se vuoi, per un certo periodo te ne vai in Venezuela e stai tranquillo”. Grigoli in Venezuela non andò mai. Messina Denaro chissà.