Capitoli

  1. Matteo Messina Denaro è morto – Le bombe, i miliardi, le coperture e i misteri della latitanza: vita e segreti del boss delle stragi
  2. UN ARRESTO CLAMOROSO
  3. I MISTERI DELLA LATITANZA
  4. PRIMA LE BOMBE POI GLI AFFARI
  5. PADRINI E POLITICI
  6. L'ULTIMO PEZZO DEL PUZZLE
  7. LETTERE A SVETONIO
  8. FEMMINE E PALLOTTOLE
  9. GUARDIE, LADRI E COMPASSI
  10. ALLE ORIGINI DELLA PIOVRA
  11. MORIRE DA LATITANTE
  12. A CENA SOTTO CASA DI MATTEO
  13. UN BIGLIETTO PER CARACAS
  14. L'AMICO DI DELL'UTRI
  15. OMICIDI SENZA MOVENTE
  16. LA NAZIONALE DEI KILLER DI COSA NOSTRA
  17. “I PICCIOTTI SANNO TUTTE COSE”
  18. LA FINE DELLE BOMBE
  19. I SEGRETI DELLA SECONDA REPUBBLICA
Mafie

LETTERE A SVETONIO - 7/19

Forse una traccia sta nei soprannomi: anche se lo chiamavano ‘u Siccu lui preferiva Diabolik, mentre i mafiosi lo indicavano nei pizzini come “quello dell’acqua”. “quello dell’olio”. Poi ci sono gli alias, le false identità usate negli ultimi tre decenni: quella del suo amico Paolo Forte ai tempi delle stragi, quella di un tale Giuseppe Adragna in epoca più recente. Negli ultimi tempi, per farsi curare da latitante, era riuscito a farsi prestare l’identità da Andrea Bonafede, un geometra incensurato che però era nipote del boss di Campobello di Mazara. In questo modo poteva avere le prescrizioni di cui aveva bisogno da Alfonso Tumbarello, il medico del paese, noto esponente della massoneria locale. Tumbarello era vicino a un altro massone, Tonino Vaccarino, ex sindaco di Castelvetrano, già condannato per traffico di stupefacenti. Amico di don Ciccio Messina Denaro, Vaccarino è Svetonio, il nom de plume usato in una fitta corrispondenza con un tale Alessio. Chi è Alessio? Sempre Messina Denaro. In quelle lettere il boss cita Jorge Amado, parla di Bettino Craxi e di Toni Negri, sostiene di essere “diventato il Malaussène di tutti e di tutto”, come il personaggio inventato da Daniel Pennac, che di professione fa il capro espiatorio. Poi, a un certo punto, a Svetonio arriva un’ultima lettera: “Lei ha buttato la sua famiglia in un inferno. La sua illustre persona fa già parte del mio testamento. In mia mancanza, verrà qualcuno a riscuotere il credito che ho nei suoi confronti”. A scrivere non è più Alessio ma uno che si firma così: “M. Messina Denaro”. Che cosa era successo? Semplice, il boss si era accorto che Vaccarino portava avanti quella corrispondenza d’accordo coi servizi segreti, cioè il Sisde di Mario Mori. “Volevo farlo stare sempre con la paura, ma non gli volevo fare niente”, sosterrà il capomafia dopo l’arresto. E in effetti Vaccarino non viene ucciso dalla mafia, ma dal Covid.