Capitoli

  1. Siria, otto anni di guerra tra rivolte anti-Assad, lotta al terrorismo, negoziati e tradimenti: ecco cosa cambia dopo l’offensiva della Turchia
  2. Gli schieramenti all'inizio del conflitto
  3. Armi chimiche e "red line" di Obama
  4. Nascita del Califfato e intervento occidentale
  5. Arrivano i russi e Assad resta in sella
  6. Khan Shaykhun e abbraccio Putin-Assad
  7. Quali sono gli schieramenti oggi
  8. Perché la Turchia ha attaccato i curdi
  9. Perché Trump ha ordinato il ritiro
  10. Mosca, amica di tutti, ora può mediare
  11. I rischi di un conflitto duraturo
  12. Gli strumenti in mano ai Paesi Nato
Mondo

Nascita del Califfato e intervento occidentale - 4/12

Dopo la sconfitta dello Stato Islamico e l'assedio alle ultime sacche di resistenza jihadista nel Paese, gli equilibri siriani subiscono un nuovo stravolgimento dopo la ritirata delle truppe americane dal nord-est e la conseguente invasione voluta dal presidente turco, Recep Tayyip Erdoğan. Prima di avviare dei colloqui di pace è necessario, adesso, risolvere la questione curda

È il 29 giugno 2014 quando il leader dello Stato islamico, Abu Bakr al-Baghdadi, parla dal Minbar della moschea al-Nouri, a Mosul, proclamando la restaurazione del Califfato in Siria e Iraq, con un territorio che, al massimo della sua estensione, diventerà grande quanto la Gran Bretagna. Le immagini di violenze, pulizia etnica, decapitazioni e torture diffuse dai jihadisti convinsero la cosiddetta coalizione occidentale a guida statunitense a intervenire militarmente.

I primi raid aerei a stelle e strisce in Iraq si registrarono ad agosto dello stesso anno, a settembre le bombe di Washington colpirono anche il territorio siriano. Mentre le milizie curde siriane e irachene e i militari di Baghdad si confrontavano sul terreno contro i terroristi in nero, anche Francia, Regno Unito, Paesi Bassi, Belgio, Danimarca, Australia e Canada, oltre ad alcuni Paesi arabi, bombardavano le formazioni jihadiste dal cielo.