Capitoli

  1. Siria, otto anni di guerra tra rivolte anti-Assad, lotta al terrorismo, negoziati e tradimenti: ecco cosa cambia dopo l’offensiva della Turchia
  2. Gli schieramenti all'inizio del conflitto
  3. Armi chimiche e "red line" di Obama
  4. Nascita del Califfato e intervento occidentale
  5. Arrivano i russi e Assad resta in sella
  6. Khan Shaykhun e abbraccio Putin-Assad
  7. Quali sono gli schieramenti oggi
  8. Perché la Turchia ha attaccato i curdi
  9. Perché Trump ha ordinato il ritiro
  10. Mosca, amica di tutti, ora può mediare
  11. I rischi di un conflitto duraturo
  12. Gli strumenti in mano ai Paesi Nato
Mondo

Gli schieramenti all'inizio del conflitto - 2/12

Dopo la sconfitta dello Stato Islamico e l'assedio alle ultime sacche di resistenza jihadista nel Paese, gli equilibri siriani subiscono un nuovo stravolgimento dopo la ritirata delle truppe americane dal nord-est e la conseguente invasione voluta dal presidente turco, Recep Tayyip Erdoğan. Prima di avviare dei colloqui di pace è necessario, adesso, risolvere la questione curda

La Siria piomba nel caos nel 2011 quando, sull’onda delle primavere arabe in Medio Oriente e Nord Africa, anche l’allora quarantennale regime degli Assad è messo in discussione dalle rivolte della popolazione contro le sempre più evidenti diseguaglianze economiche, la crescente disoccupazione giovanile e, soprattutto, la repressione del regime ai danni degli oppositori politici con persecuzioni, incarcerazioni arbitrarie, torture e uccisioni.

Damasco reagisce con la repressione e le proteste si trasformano in guerra civile. Da una parte, appunto, il governo di Assad, alleato di Russia, Iran e Hezbollah. Dall’altra le diverse fazioni ribelli, appoggiate soprattutto dagli Stati del Golfo, con Arabia Saudita e Qatar in testa, oltre alla Turchia.

La più importante tra queste formazioni, nata anche grazie al denaro e alle armi fatte passare attraverso il territorio turco dall’intelligence americana, britannica e di Ankara, come dimostrato per prima dall’inchiesta di Seymour Hersh The Red Line and the Rat Line, è quella che ha preso presto il nome di Free Syrian Army. Tra le sue fila, gruppi ribelli di diverse estrazioni politiche, etniche e religiose, che però col tempo hanno mostrato una predominanza delle formazioni sunnite, anche radicali. Sono loro che oggi combattono al fianco dei turchi contro i curdi. E sono sempre loro che, nelle fasi iniziali della guerra civile, avevano ottenuto il supporto anche della coalizione occidentale a guida Usa.

Ma anche altre formazioni di matrice islamista hanno combattuto contro Assad. Una è l’ex Fronte al-Nusra, costola siriana di al-Qaeda dalla quale è poi nato, dopo la rottura tra il suo leader, Abu Muhammad al-Jawlani, e Abu Bakr al-Baghdadi, lo Stato Islamico che è riuscito a conquistare così tanto terreno tra Siria e Iraq da fondare il Califfato. Il gruppo di al-Jawlani è rimasto attivo e ha poi cambiato nome in Jabhat Fateh al-Sham, fino a fondersi in quello che oggi è Tharir al-Sham.

Ci sono poi i jihadisti del Fronte Islamico, gruppo ribelle di matrice islamista guidato dalla formazione Ahrar al-Sham. Infine, da registrare anche la presenza degli islamisti di Jaish al-Islam.