Il Parlamento sta esaminando in questi giorni l’ennesima richiesta d’acquisto di armamenti avanzata dalla Difesa a spese del Ministero per lo Sviluppo Economico, che ormai destina a questo scopo i tre quarti del suo budget per il rilancio economico del Paese – circa 2,5 miliardi elargiti ogni anno ai militari per comprarsi aerei, navi, carri armati, missili e bombe fabbricate da Finmeccanica, Fincantieri, Iveco-OtoMelara e altre aziende del comparto bellico italiano ed europeo. Dopo gli Eurofighter (21 miliardi), l’ammodernamento dei Tornado (1,2 miliardi), i caccia M-346 (660 milioni), gli elicotteri Nh-90 (4 miliardi), i missili Fsaf (1,7 miliardi), i blindati Freccia (4,1 miliardi), i blindati Orso (120 milioni), la portaerei Cavour (1,4 miliardi), le fregate Orizzonte (1,5 miliardi) e quelle Fremm (6 miliardi), i sommergibili U-212 (1,9 miliardi) e la Legge Navale (5,4 miliardi), ora al Mise la Difesa chiede di sganciare altri 784 milioni per nuovi missili e aerei militari. 

Missili contro missili
Il programma missilistico (costo: 237,4 milioni in dieci anni) riguarda l’acquisto di una nuova versione (B1nt) dei missili Aster prodotti dal consorzio europeo Eurosam (Mbda Itaia, di cui fa parte Leonardo-Finmeccanica, Mbda Francia e Thales) in servizio sulle batterie antiaeree terrestri (Samp/t) e navali (Saam e Paams) della succitata famiglia Fsaf (Famiglia missili superficie-aria del futuro). Insomma dei Patriot nostrani, sviluppati insieme ai francesi: buoni per abbattere missili balistici tattici, meno efficaci contro terroristi armati di camion, mitra e cinture esplosive. Utilità a parte, sarebbe almeno il caso che il Parlamento, prima di approvare questa spesa, impegnasse la Difesa a smettere di buttar via denaro (finora 800 milioni di euro) nell’insensato programma missilistico alternativo italo-americano-tedesco Meads (Medium extended air defense system) sviluppato da Lockheed Martin, Mbda Germania e Mbda Italia, abbandonato dagli stessi americani nel 2010, portato avanti dalla Bundeswehr e con la Difesa italiana che ogni anno rinvia la decisione gettando al vento qualche altro milione di euro. 

Tanti, troppi nuovi caccia
Il programma aeronautico (costo 546,8 milioni in 13 anni) riguarda invece l’acquisto di 45 caccia Alenia Aermacchi (gruppo Finmeccanica-Leonardo) modello M-345 HET (High Efficiency Trainer), di cui una trentina come addestratori basici per la scuola di volo dell’Aeronautica Militare (61° Stormo di Galatina) e una quindicina per le Frecce Tricolori.  Nei documenti consegnati al Parlamento la Difesa dichiara che i nuovi aerei sono necessari per rimpiazzare 137 vecchi MB-339, come se questo fosse il numero di aerei oggi in servizio, quando si tratta invece di tutti quelli inizialmente comprati negli anni ’80. Infatti, oltre ai 14 aerei della pattuglia acrobatica nazionale, da molti anni la flotta della scuola di volo salentina (che non solo funziona senza problemi, ma rappresenta un’eccellenza a livello internazionale) è composta da una trentina di MB-339 versione A per l’addestramento basico necessario al conseguimento del brevetto da pilota militare e altri 28 nella più moderna versione CD per l’addestramento avanzato pre-operativo. Questi ultimi però sono già in fase di sostituzione con 18 nuovissimi M-346 Master (costati 660 milioni di euro), quindi i 45 nuovi aerei vanno a rimpiazzarne altrettanti “tre-tre-nove” tra addestratori base e Frecce Tricolori, non 137. 

I numeri gonfiati della Difesa
Insomma, la solita strategia delle cifre gonfiate per ottenere più di quanto serva realmente. Lo confermano i commenti degli esperti nella sezione del forum online di Rivista Italiana Difesa dedicata agli M-345. “Siamo alle solite: per ottenere 45, bisogna sparare 137. Nei fatti l’M-345 sostituirà una settantina di MB-339 delle varie versioni: 137 in linea simultaneamente l’Aeronautica non li ha mai visti!”. E ancora: “Snocciolare certi numeri significa adottare una pratica suggestiva perché di fatto funzionale alla vendita, o acquisto, degli stessi. Nulla di male in ambito commerciale, ma parecchio discutibile quanto vengono sciorinati dagli addetti ai lavori che mai vorrebbero essere scambiati come meri venditori; loro sono tecnici ed ufficiali”. Non è certo al prima volta che i vertici militari falsano le carte per strappare l’ok del Parlamento alle loro richieste. E’ successo l’anno scorso quando la Marina ha chiesto e ottenuto 12 nuove navi (da 5,4 miliardi) necessarie “per far fronte alla dismissione di 54 navi”, quando in tutto le navi da sostituire con quelle richieste sono solo 20. Per non parlare della bufala dei 254 aerei da combattimento da sostituire con “soli” novanta F-35, quando la reale consistenza delle flotta italiana di cacciabombardieri da sostituire è di 124 aerei tra Tornado, Amx e Harrier.

Spot Finmeccanica con soldi pubblici
Chiarito che i 45 nuovi aerei ne andranno a sostituire altrettanti e non il triplo, bisogna considerare che non si tratta di un rimpiazzo “uno a uno” ma “due a uno” poiché le nuove macchine hanno una disponibilità operativa doppia rispetto alle vecchie, avendo necessità di manutenzione dimezzate (ragion per cui 18 M-346 Master con 12 sempre operativi sono più che sufficienti a rimpiazzare 28 MB-339CD di cui solo una decina sempre disponibili). Quindi gli aspiranti aviatori della scuola di Galatina (in media 45 l’anno), che oggi possono contare su una decina di MB-339A sempre pronti al decollo, con il nuovo acquisto ne avrebbero a disposizione il doppio, senza contare che il nuovo sistema si baserebbe più sui simulatori a terra che sul volo reale. Perché questo incremento di mezzi? Il documento della Difesa spiega che “potenziamenti incrementali della flotta sono in linea con la candidatura italiana quale leader in seno alla European Defense Agency (EDA) per l’addestramento dci piloti d’aviogetti”. Tradotto: con tutti questi nuovi M-345 HET la scuola di volo pugliese avrebbe ottime chance di diventare la sede della nuova scuola europea di addestramento piloti da caccia. Ma se si spendono soldi pubblici in quest’ottica qual’è il ritorno economico per il nostro Paese? Qui il documento della Difesa parla chiaro: “Valorizzare una eccellenza nazionale industriale in prospettiva export”, cioè far provare agli alleati il nuovo aereo per indurli a comprarlo. Insomma, uno spot per Finmeccanica pagato con denaro pubblico.
 
Le prossime richieste
E non è finita qui, perché dopo i missili e i nuovi aerei, entro fine anno la Difesa tornerà in Parlamento per chiedere l’approvazione di altri programmi di armamento: 136 nuovi carri da combattimento Centauro 2 della Iveco-Oto Melara, e 48 nuovi elicotteri da attacco della AgustaWestland (Leonardo-Finmeccanica) per rimpiazzare i Mangusta. Ovviamente, tutto a carico del Ministero per lo Sviluppo Militare, pardon, Economico.
*foto di Julian Herzog
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