Izzat Ibrahim al-Douri, ex vice presidente iracheno sotto Saddam Hussein, è stato ucciso da uomini della sicurezza irachena vicino a Tikrit nel nord dell’Iraq. Lo ha annunciato il governatore della provincia di Salaheddine, al-Jabouri Raed, all’emittente locale al-Sumaria. “Le forze irachene hanno ucciso il terrorista Izzat Ibrahim al-Douri in un’operazione nella zona di Hamreen nei pressi di Tikrit”, ha dichiarato. Raed ha aggiunto che sono in corso esami sul suo Dna per accertarne l’identità. Baath, partito di Saddam Hussein, disciolto dopo la sua caduta e rimasto attivo in clandestinità, ha smentito la notizia. Lo riferisce la tv satellitare al-Arabiya.

Quando il regime del partito Baath crollò e le truppe Usa occuparono Baghdad ad aprile del 2003, al-Douri era il numero due del Paese. Era inoltre il numero sei, il re di fiori, del famoso ‘mazzo di carte’ dei principali ricercati iracheni dagli americani, che insieme agli alleati offrirono 10 milioni di dollari per chi avesse fornito informazioni utili alla sua cattura. Sia le autorità irachene che quelle degli Stati Uniti concordano nel ritenere che al-Douri abbia giocato un ruolo chiave nell’organizzare la rivolta sunnita scoppiata nel 2003 contro la coalizione a guida Usa; credono inoltre che sia stato fondamentale per creare legami fra ciò che restava del vecchio regime e i gruppi militanti sunniti. Promuoveva la resistenza contro il governo iracheno a guida sciita che, a suo parere, “aveva trasformato l’Iraq in una facile preda per i safavidi“, riferimento questo all’omonima dinastia iraniana (1499-1736), che stabilì l’islam sciita in Iran come religione di Stato e ha combattuto ripetutamente contro l’islam sunnita nel mondo. Alla fine del 2003 diversi membri della sua famiglia, compresa la moglie, furono arrestati nella speranza di fare pressioni su di lui per arrendersi.

Intanto decine di migliaia di civili stanno fuggendo da Ramadi, in Iraq, che i jihadisti dell’Isis hanno circondato e bombardano. Testimoni hanno riferito che gli sfollati, in auto o a piedi, si dirigono verso Khalidiya, a 25 chilometri, e poi a Baghdad, a 100 chilometri. L’Isis, da mesi vicino a Ramadi, ha lanciato un’offensiva pochi giorni fa. L’esodo di massa è dovuto agli intensi bombardamenti di artiglieria compiuti dai jihadisti che assediano da nord e da sud la città e che si stanno avvicinando anche al centro urbano. I residenti in fuga temono anche che per rappresaglia le forze governative possano condurre raid aerei o sparare colpi di artiglieria sulle abitazioni nei quartieri conquistati dall’Isis.

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