Parte nei peggiori dei modi l’ultima giornata di occupazione del Teatro Valle di Roma. Dopo la “Notte dei desideri“, i lavoratori dello spettacolo aprono le porte ai funzionari comunali, ma in contemporanea Acea ha interrotto le forniture di elettricità all’edificio. Il sopralluogo per verificare lo stato del palco avviene al buio, accompagnato soltanto dai fari delle telecamere. “Questa trattativa con il Comune è soltanto all’inizio, vogliamo firmare una convenzione che contempli la Fondazione Valle Bene comune nella gestione partecipata di questo luogo pubblico”, afferma Ilenia Caleo durante la conferenza stampa. “Chiediamo al grande assente di questi giorni, al ministro Dario Franceschini, di partecipare al tavolo”, aggiunge. “Ponendo fine all’occupazione compiamo un atto di fiducia verso le istituzioni, chiediamo al Comune di fare altrettanto, dandoci le chiavi di questo posto”, afferma un’altra lavoratrice dello spettacolo, Silvia Gallerano. “Siamo disposti ad aiutarvi nelle opere di restauro, accanto a noi ci sono grandi nomi e storici dell’arte, archeologi, come Salvatore Settis e Tomaso Montanari, ma voi lasciate aperto il teatro, concedeteci il foyer come luogo della cittadinanza”, è la proposta degli occupanti all’amministrazione comunale. La fondazione inoltre annuncia la continuità delle attività artistiche avviate, dei progetti anche internazionali promossi con altri teatri europei. Si costruisce simbolicamente un palco fuori dal foyer del Valle. “Questa esperienza non è legata morbosamente ad un posto, il palco fuori simboleggia questo, se il teatro chiude l’iniziativa va avanti”, chiosa Hossein, un altro occupante. Verso l’una torna l’elettricità: uno dei segnali di distensione richiesti dagli occupanti  di Irene Buscemi

 

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