“Se fossero realistici i dati sul calo del 25% delle vaccinazioni contro rosolia e morbillo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) metterebbe subito sotto sorveglianza il nostro Paese”. Si mostra perplesso sull’allarme lanciato ieri dalla Società Italiana d’Igiene (SItI), insieme al ministro della Salute Beatrice Lorenzin, Eugenio Serravalle, pediatra e autore di libri molto critici sul tema dei vaccini, come “Bambini super-vaccinati” e “Tutto quello che occorre sapere prima di vaccinare il proprio bambino”. 

“Si tratta di cifre incredibili – commenta a caldo -. Il ministro dovrebbe chiarire da dove saltano fuori, visto che le Asl non hanno in tempo reale i dati dell’anno in corso. Ad oggi nessuno li possiede, perché in media arrivano con un ritardo di due anni – afferma scettico il pediatra, forte della sua esperienza trentennale -. Tutt’al più si conoscono quelli del 2013. L’unica spiegazione per questi dati è che si tratti di un fenomeno che è cominciato molto prima. Ma se così fosse – si domanda Serravalle -, allora perché renderli noti proprio adesso?”.

Di parere opposto Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli studi di Milano, che non si mostra affatto sorpreso: “Da tempo i dati vanno in questa direzione. Spesso il problema è la percezione del singolo individuo. Quando prendo un farmaco, infatti, ho una percezione di utilità, perché so che può farmi passare un determinato sintomo, come un mal di testa. Il vaccino, invece, – spiega il virologo – non dà la stessa sensazione d’immediatezza, perché non saprò mai se è servito, se mi sono beccato il virus. La vaccinazione, però, è una barriera che va mantenuta nel tempo, per non creare sacche di popolazione a rischio, possibili focolai d’infezione. Il calo delle vaccinazioni è, infatti, un problema concreto, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo”. La copertura vaccinale è una questione globale. La stessa Oms stima che “Ogni anno nel mondo muoiono un milione e mezzo di bambini per cause prevenibili con una semplice vaccinazione, e quasi il 40% dei decessi è dovuto proprio al morbillo”.

“Non dico che i bambini non debbano essere vaccinati – precisa Serravalle -, ma occorre più trasparenza da parte delle autorità. Le famiglie dovrebbero ricevere maggiori informazioni su utilità, opportunità ed eventuali rischi delle vaccinazioni. Finché, invece – sottolinea il pediatra – si creerà un clima da derby calcistico, la diffidenza dei genitori aumenterà”. “La vaccinazione – sottolinea Pregliasco – dovrebbe essere vista come un atto di solidarietà, come un’adesione consapevole. Il consenso informato dovrebbe sempre essere privilegiato, ma senza opposte tifoserie, senza evocare complotti o allarmismi”.  

Ma cosa occorre fare in concreto per evitare questo rischio? “Innanzitutto, è necessario un programma reale di vigilanza attiva degli eventuali danni causati dalle vaccinazioni, come malattie autoimmuni o allergie, oggi sottostimati – spiega Serravalle -. Occorre creare un registro nazionale. Ad oggi, infatti, non esiste alcun dato ufficiale sui danni. Basterebbe dare ai genitori dei bambini vaccinati – aggiunge il pediatra – una scheda su cui riportare tutte le sospette reazioni avverse subito dopo la vaccinazione. Al momento, invece, questo aspetto è affidato alla sola discrezionalità dei pediatri. In secondo luogo – continua il medico – occorre promuovere uno studio comparativo, effettuato da autorità indipendenti per una durata di almeno cinque anni, tra bambini vaccinati e chi non lo è mai stato. Invece – sottolinea il pediatra -, si continua a confrontare bimbi molto vaccinati, per esempio con 26 vaccinazioni in 15 mesi, ed altri meno. Quando si parla di calo della copertura vaccinale – conclude Serravalle – si dovrebbe sempre tenere conto che l’immunizzazione che dà un vaccino non è permanente, ma decade col passare degli anni”.

Secondo Pregliasco, il principale ostacolo è di natura culturale, di comunicazione: “Non c’è, per carenza di numeri, una dimostrazione di diversità tra vaccinati e non rispetto all’insorgenza di una malattia. Tuttavia – precisa il virologo lombardo -, osservazioni sistematiche e studi scientifici non hanno mai dimostrato correlazioni statisticamente significative tra vaccinazioni e possibili effetti collaterali gravi. Ci vorrebbe più attenzione da parte delle autorità nel raccontare i dati scientifici esistenti. Ma il problema – conclude Pregliasco – è che le istituzioni non hanno credibilità tra i cittadini e questo ne aumenta la diffidenza”.

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