Christina Lagarde, direttore del Fondo monetario internazionale, bacchetta l’Italia sul tema del lavoro femminile. “Il vostro è uno dei Paesi della zona euro che incoraggiano meno la partecipazione delle donne al mercato del lavoro”, ha detto in un’intervista al Corriere della Sera la donna che nel 2011 ha sostituito alla guida del Fmi Dominique Strauss-Khan, costretto alle dimissioni dopo essere stato incriminato per stupro dalla procura di New York. Lagarde ha chiarito che non si tratta di una “mera” questione di progresso ed equità: la questione ha ricadute pesantissime sull’economia italiana. “Un cambiamento di rotta, a parte ogni considerazione di progresso sociale, potrebbe avere effetti benefici sulla produzione di reddito aggiuntivo e, quindi, sull’uscita da un periodo di stagnazione“. 

Il lavoro femminile, ha affondato poi il colpo l’economista francese, più volte ministro nel suo Paese, “quantomeno non andrebbe disincentivato”. Meglio ancora se l’Italia introducesse incentivi ad hoc, come fanno molti altri Stati. “Oggi ci sono molte situazioni di questo tipo in molti sistemi di tassazione. Prenda il Giappone“, ha esemplificato Lagarde, “il premier Abe ha già cambiato rotta. E ha capito che creando una rete di centri per la cura dell’infanzia può aiutare le donne nipponiche a entrare nel mercato del lavoro, dando una spinta a un’economia che viene da anni molto difficili. Un Paese che ha avuto molto successo in questo campo è l’Olanda che ha dato la possibilità di creare lavori flessibili part time senza alcuna restrizione. Anche la Corea si sta muovendo in questa direzione”. Insomma: anche Seoul fa meglio di noi. 

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