I dati presentati ad Harvard sui primi ‘tremori’ del Big Bang stanno scatenando la curiosità di ricercatori di tutto il mondo, pronti a indagare con ulteriori studi alla ricerca di conferme o smentite di quella che sembra essere una scoperta da premio NobelL’eccitazione è palpabile nella comunità scientifica internazionale, come afferma Fulvio Ricci, responsabile per l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) dell’esperimento Virgo, il ‘retino’ per onde gravitazionali allestito nella campagna pisana. 

“È un risultato molto importante, ma è ancora troppo presto per parlare di una scoperta da premio Nobel – sottolinea Ricci – perché deve essere inesorabilmente confermata da ulteriori ricerche”. Fisici e astrofisici di tutto il mondo sono in allerta, perché i dati di Harvard sono un’occasione per tutti. Il segnale che per la prima volta ha permesso di intercettare l’impronta del Big Bang, infatti, è risultato essere “inaspettatamente più intenso di quanto previsto fino ad oggi – ricorda Ricci – e per questo sta generando un grande interesse e una grande spinta a fare nuovi studi indipendenti per trovare delle conferme”.

La prova indiretta dell’esistenza delle onde gravitazionali è comunque una grande iniezione di fiducia per i ricercatori italiani che lavorano da anni al interferometro Virgo: dopo la fase di upgrade che sta vivendo in questi mesi, il rilevatore installato a Cascina (Pisa) dovrebbe riprendere la sua attività nel 2016 (insieme ad altre due macchine statunitensi quasi gemelle) per trovare la prima prova diretta dell’esistenza delle onde gravitazionali. “L’annuncio ci dà speranza, siamo elettrizzati”, conclude Ricci. Ad “ascoltare” i primi vagiti del cosmo invece è stato un particolare telescopio installato presso la base Amundsen-Scott del Polo Sud. 

Articolo Precedente

Siamo soli nell’Universo? Per scienziati la risposta “ha gli anni contati”

next
Articolo Successivo

Giornata Sindrome di Down, “Progetto Genoma” per lo studio del cromosoma 21

next