“Restituiamo solo noi”. E’ lo slogan in risposta alla provocazione di Matteo Renzi che vorrebbe un patto con Beppe Grillo: “Restituisco i rimborsi elettorali, ma in cambio i suoi deputati e senatori appoggino le riforme”. E se il neosegretario del Partito democratico parte all’attacco, i grillini ribattono con il “Secondo restitution day“. L’assegno che il gruppo è pronto a restituire allo Stato per la seconda tranche tra indennità e diaria non rendicontata da giugno a ottobre 2013 è di oltre 2 milioni di euro (2.563.016,76 euro per l’esattezza) che vanno ad aggiungersi alla prima somma già restituita (altri 2 milioni di euro circa). Una somma che però i parlamentari non sanno dove mettere perché il Fondo per la piccola media impresa non è ancora stato creato dal ministero dell’Economia: “Ci accampiamo qui con le tende fino a quando non avremo risposte”.

“Da mesi”, continuano, “chiediamo al ministro Saccomanni di creare un fondo per la Piccola media impresa dove poter mettere le nostre eccedenze”. E per questo si sono dati appuntamento davanti alla sede del Ministero dell’economia per un sit in di protesta. L’emendamento presentato dal Senato per aprire il conto per finanziare il Fondo per le piccole imprese con i tagli ai costi della politica era stato approvato il 5 agosto 2013 all’interno del ‘Decreto del Fare’. “Il governo – ricorda in una nota il M5S – aveva 90 giorni di tempo (scadenza 19 novembre 2013) per emanare il decreto attuativo e rendere operativo il conto, ma non ha ancora fatto nulla. Basta! Ministro Saccomanni apri il conto Pmi“. Per questo dalle 11.45 di questa mattina, il gruppo a 5 Stelle dei parlamentari si è riunito davanti al Ministero dell’economia: “Staremo qui davanti”, ha commentato la deputata Patrizia Terzoni, “fin tanto che non avremo certezze per l’apertura del Fondo per il Credito alle Piccole e Medie Imprese. Abbiamo risparmiato dai nostri compensi oltre 2,5 milioni di euro e vogliamo l’apertura del conto PMI così come statuito con nostro emendamento approvato nel decreto del fare. Quei soldi non sono nostri, non possiamo scegliere di devolverli a questa o a quell’altra causa, perché non spetta a noi questa decisione. Quei soldi sono dei cittadini ed è giusto che ritornino ad essi”. Dal ministero dell’Economia sono arrivate “rassicurazioni”, ma il sit-in dei parlamentari M5S in via XX Settembre va avanti “fino a quando il ministro Saccomanni, attualmente all’estero, non firmerà il decreto attuativo”, ha commentato il neo capogruppo M5S alla Camera Federico D’Incà, lasciando l’incontro con il capo di Gabinetto del Mef, Daniele Cabras, e il sottosegretario al Tesoro Bruno Cesario.

A far discutere i parlamentari a 5 Stelle però è anche la proposta di Matteo Renzi che cerca un dialogo sulle riforme costituzionali, dalla legge elettorale all’abolizione del Senato. “Se Renzi accetta tutti i nostri 20 punti di programma”, ha commentato il deputato Alessandro Di Battista, “ad esempio il reddito di cittadinanza, la legge anticorruzione, le misure sul conflitto di interessi, allora sì che ci sediamo al tavolo. Anzi, gli offriamo pure un caffè. Cominci però col restituire il malloppo del Pd’’. Una posizione simile a quella già espressa da Nicola Morra qualche giorno fa: “Non firmiamo deleghe in bianco”.  

 

Articolo Precedente

‘Truzzo’ Renzi vs ‘tamarro’ Grillo. E i ‘paninari’ stanno a guardare

next
Articolo Successivo

Sul bando ‘500 giovani per la cultura’ Letta smentito da Bray. L’ira degli archeologi

next